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Live & Loud (055)

Posted: Marzo 26th, 2014 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Live & Loud (055)

Michael+GiraAncora una volta, questa rubrica andrà in onda in forma ridotta, in modalità lista-della-spesa, per venire incontro all’abbondanza del fine settimana allungato che si vede al di là delle nubi. E per andargli incontro preparati, conviene togliersi dall’impiccio già domani e sfruttare il primo dei 4 concerti di Leonard Eto. Il percussionista nipponico, tra i fondatori dell’imperioso ensemble Kodò, è al CRT fino a domenica, ma siccome giovedì non c’è nient’altro, conviene affrettarsi.

Venerdì invece la proposta è multipla e caleidoscopica. Epperò c’è un appuntamento su tutti, e quindi pochi cazzi, tutti al Bloom a farsi scarnificare dalla chitarra e dalla voce di Micheal Gira. Il cantante degli Swans alterna da anni l’attività di leader del rumore a quella di folk-singer oscuro, con concerti capaci di mettere a nudo l’anima degli ascoltatori e fargli ingoiare quei cazzo di cellulari con cui avrebbero voluto fare foto sfuocate. Le alternative a sua maestà, dalle parti brianzole sono tutte borchiate punk: all’Honky Tonky (Seregno) c’è la dissacrante arte della rivitalizzata Paolino Paperino Band, al Boccaccio (Monza) un bastimento transnazionale di crust e hardcore guidato dai Mob47, cui seguono Holy, Miseria, Kontatto e Komplott. Chitarre che ritornano anche al Cox18 con un’abbinata tra lo space-rock e le mazzate, con The Black Explosion e Doctor Cyclops. Mentre per gli allergici al rock’n’roll restano l’esperimento sul soundscape urbano di Walkingsoundtracks e Flow Signs nella Zaund di Macao e le ditine ipercinetiche di Digi G’alessio al Leoncavallo.

Si inizia presto sabato, come ogni volta che apre il portone di O’, dove arrivano i nastri e i video della Cellule d’Intervention Metamkine. Ciò che segue si snoda tra la Scighera, dove un “best of” dei jazzisti underground milanesi rende omaggio al sassofonista free Massimo Urbani, prematuramente scomparso, e il Lo-Fi che accoglie la presentazione del concept-album di Bologna Violenta sulla Uno bianca, affiancato dal post-punk degli Inner Scent. C’è poi una spruzzata di psichedelia, in chiave pop al Magnolia (Segrate) con Toy e Foxhound o in chiave ambientale al Tunnel con Tycho. Mentre i fan delle ritmiche per scuotere il culo troveranno il loro Spleen al Cox18 con Stellar Om Source e i suoi synth analogici.

La domenica mattina è ormai routine l’appuntamento delle 11 al Museo del Novecento con l’omaggio a Donatoni del Divertimento Ensemble; un inizio soft per poi esplodere in serata con il Worst Fest del Factory che ospita Gorgoroth, Vital Remains, Sudden Death e altro black-metal-ismo variegato. In alternativa tornano al Circolone di Legnano i Sacri Cuori e la loro geografia musicale che va dal deserto al Mississippi.

Proposta unica per lunedì sera è naturalmente l’appuntamento con i Mogwai (all’Alcatraz), che potranno piacere o non piacere ma dal vivo mettono d’accordo tutti con un concerto di una tensione devastante che ha poco da spartire con la proverbiale timidezza dei post-rocker. E se lo fanno da 20 anni ci sarà un perchè.
Ad una serata da scelta unica ne segue uno dei martedì più complicati dell’anno, perchè qui c’è poco da muoversi e tutto da scegliere, in un bouquet fin troppo ricco. A partire ancora da O’, dove le Variable Series ospitano il sound-artist canadese Mark Templeton, per proseguire all’Elfo Puccini dove la stagione del Sentieri Selvaggi Ensemble si apre con una serata dedicata a Boulez, Stockhausen, Feldman e Bryars. Ci sono poi il dream-folk di Neil Halstead degli Slowdive alla Salumeria della Musica e l’hard-rock benzinaro di Scorpion Child, Horisont e Jackson Firebird al Lo-Fi. Per poi chiudere al Dude sotto le casse della slow-techno grassa di Andy Stott.

Prima di tirare il fiato c’è un mercoledì quasi rilassante, dove Macao propone il secondo appuntamento Zaund della settimana con il sax di Gianni Gebbia che presenta e suona il suo documentario “Asakusa no Brecht”. E dopo tutti a nanna.


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