l’angelo vendicatore
Posted: Novembre 10th, 2010 | Author: cauz | Filed under: balordi, larsen | Tags: concerti, gasperini, joey baron, john zorn, Masada | 1 Comment »l’8 novembre e’ il nuovo 25 aprile.
l’8 novembre, dopo 5 anni, genova si e’ finalmente liberata del ragionier gasperini.
e, come una buona festa di liberazione, come un 25 aprile, l’8 novembre c’era da festeggiare e da godere. io devo ancora ricontrollare un po’ i miei dati mnemonico-archivistici, ma ho come l’impressione che potrei aver assistito, l’8 novembre 2010, al miglior concerto della mia vita.
non che ci fosse il rischio di restare deluso, dalla masada marathon, pero’ checcazzo…
io volevo festeggiare la liberazione abbandonandomi ai joey baron e alla sua batteria, io che vorrei rapire joey baron un giorno e mettermelo sul comodino, a mo’ di sveglia. invece il masada quartet che apre la serata, inizia con dave douglas che mi impalla clamorosamente la batteria, e dal mio posto non posso godermi joey… cosi’ mi godo il resto, e’ un’ottima intro, col teatro pieno e zorn lui medesimo, in pantaloni mimetici b/w, che suona, spernacchia e guida il quartetto…
tempo di un primo intermezzo riflessivo con l’ultra-violinista mark feldman in coppia con la pianista sylvi courvoisier, ed arriva gia’ un piatto sopraffino: il quartetto “banquet of the spirits”, guidato alle percussioni da un cyro baptista in forma smagliante (che esordisce con un cappellone di pelliccia stile-lobanovski) e la performance incantevole di shanir blumenkranz, tra basso elettrico, contrabbasso, oud e gimbri. e’ il primo momento in cui si affaccia sul palco la componente etnica-klezmer di masada; tornera’ piu’ volte nella serata, forse non con la stessa intensita’.
il quartetto vocale “mycale” che li segue e’ il momento piu’ basso, o quanto meno quello in cui si fa piu’ fatica a stare dietro al tutto. apprezzabile il tentativo di mescolare il canto latinoamericano con le sonorita’ klezmer ed afro, ma al di la’ di voci incredibili (su tutte sofia koutsovitis) si ritrova poco. roba per cultori del genere.
io invece sono un cultore di john medeski, e mi era presa una sincope nel veder saltare il suo trio, programmato come secondo set. invece arrivano ora, con medeski ci sono chris wood e billy martin, e aggrediscono il palco con un’intro elettrica degna del momento. si perdono un po’ a lungo andare nei momenti in cui medeski passa al piano, ma col ritorno alle tastiere il finale fa il paio con l’incipit… e prepara il terreno al primo big event della serata…
bar kokhba e’ uno dei pezzi forti dello zorn “jewish”, questa volta poi e’ nella sua formazione migliore, con la prima apparizione sul palco (con boato in sala) di marc ribot alla chitarra. zorn in teoria “dirige”, dico in teoria perche’ di fatto si limita a fare headbanging, a dare grandi pacche a ribot e a ridacchiare con joey baron. quando finiscono loro, e inizia l’intervallo, il teatro esplode in applausi e urla d’entusiasmo.
si rientra con “dreamers”, il fratello onirico (lo dice il nome) di “bar kokhba”, con joey baron che si permette il lusso che mai avevo visto in vita mia di *cambiare batteria*: deve solo spostarsi di un metro, perche’ sul palco ce ne sono 2 sin dall’inizio… e la cosa fa presagire sviluppi interessanti. “dreamers” non ha la potenza dei precedenti, qui la direzione di zorn e’ piu’ concreta, ma si capisce che questo ‘secondo tempo’ sara’ piu’ rilassante, almeno inizialmente. a “dreamers” segue infatti il solo del violoncellista erik friedlander, che e’ comunque bellissimo. giustificatissima la scelta di zorn di affidare a lui l’unico set solista della serata.
scelta discutibile invece quella di collocare qui, alle 23 passate e in cammino verso l’apice, la successione di bester quartet e new klezmer trio, ovvero le due proposte piu’ tradizionali e, diciamolo, piu’ pallose. tutta roba di alto livello, sia chiaro, ma che scolora in mezzo a cotanta bellezza, e che forse andava un po’ meglio distribuita…
ma, ripeto, rischia di essere stato il miglior concerto della mia vita, quindi c’e’ poco da lamentarsi, anche perche’ il finale e’ roba da goduria carnale.
prima il masada string trio: feldman, friedlander e cohen si raccolgono in mezzo al palco, seduti a triangolo con zorn culo a terra, davanti a loro, a dirigere il terzetto. quindi il palco si riempie, compare anche ikue mori col suo laptop con la cazzo di meletta smozzicata luminosa e la notte viene squarcia da electric masada. il finale e’ l’angelo vendicatore, e’ l’orgia rumorista che festeggia questo nuovo 25 aprile: la doppia batteria di joey baron e kenny wollesen si somma alle percussioni di cyro, mentre ribot lascia cavalcare i suoi feedback in un crescendo di volumi e zorn (unico fiato) strozza il sax e guida il resto della band, continuando a sorridere e a dimenarsi.
e’ il finale che ci voleva, il delirio di una serata di gioia e di vendetta.
[…] This post was mentioned on Twitter by noblogs, yaro popovych. yaro popovych said: [confindustrial] : l'angelo vendicatore http://confindustrial.noblogs.org/post/2010/11/10/masada-marathon/ […]