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[Zero2] Jazzmi. dal 12 ottobre al 5 novembre. in giro.

Posted: Ottobre 2nd, 2023 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , | No Comments »

Ho trascorso le ultime settimane in un piccolo paese semi-spopolato sulle colline. Il paesaggio sonoro era composto dai versi degli animali, dai macchinari al lavoro nei campi, dalle urla dei giochi di bambini lontani, dalle frasche degli alberi agitati dal vento, e dalle campane. Nelle aree interne succede ancora: i campanili si attivano regolarmente, ogni ora, o quasi. Perché le campane, benché non esistano più i campanari, si insinuano nell’orizzonte portando con sé la tradizione, vero, ma innervandola di un non so che di improvvisazione, quasi di caoticità. Così c’è quella che salta qualche ora, imprevedibilmente, quella che ogni tanto batte le :00 ma altre volte le :04, o le :02, o tutte e tre; quella che fa le mezz’ore ma solo in certe fasce orarie; quella che alterna, senza un filo logico, melodie differenti.

A Milano le campane suonano di rado, la genuinità del paesaggio sociale è stata soffocata negli anni dal cemento e dal mercato, ma se si dovesse scegliere un momento per far suonare tutte le campane di Milano, a chiamata e a festa, be’, quel momento sarebbe l’arrivo di JAZZMI. Sarebbe un benvenuto alla vita, a chi torna in città e a chi vi transita, perché JAZZMI è questa cosa qui: uno dei rarissimi motivi per cui vale la pena abbandonare le colline e ridiscendere a Milano. In una città sempre più rassomigliante a una silenziosa e immutabile distesa d’asfalto, dove la musica suona soltanto sottoterra e le strade sono state svuotate dalle persone per dare spazio e precedenza esclusivamente alle merci, ecco che per tre settimane abbondanti torna, finalmente, il rumore.

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[Zero2] Una cosa che mi manca: i concerti

Posted: Maggio 4th, 2020 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Una cosa che mi manca: i concerti

Negli ultimi due mesi, e in parte ancora oggi, le grandi città d’Italia hanno vissuto il loro momento più bello di sempre. Le auto parcheggiate a prendere quintali di polvere (che se ci va bene ne bloccherà gli ingranaggi a lungo), i cantieri quasi tutti bloccati e silenti, gli uccelli che cantano, volano e si accoppiano rumorosamente a ogni ora, i quartieri della movida desertificati, gli affittacamere sul lastrico, il sole che picchia violento su praticelli e aiuole mai così fiorite. L’istinto è quello di uscire di casa di corsa, respirare a pieni polmoni, correre e godere. E invece quando torneremo completamente alla normalità tutto sarà come prima, coi fiori grigi, gli affitti alle stelle, il traffico che promette già di essere ancora peggiore, i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, e le stesse facce agli stessi posti, serie e immutabili. Non fossimo tutti comunque controllati a vista, sarebbe proprio il caso di godersi di questi ultimi istanti fugaci e potenziarli riprendendo anche le cose belle che ci mancano, quelle che rischiamo di non avere più.

A me manca una cosa soltanto, ad esempio. Mi mancano i concerti. Con un puntuale senso dell’assurdo, il paravento della guerra agli “assembramenti” ha falciato come una mannaia i più piccoli e indifesi. Possiamo affollarci nei supermercati, in metropolitana e naturalmente al lavoro, ma mettere insieme 20 persone ad ascoltare un concerto è assolutamente fuori discussione. Le giornata ai tempi del virus scorrono dinamiche e piacevoli, ma è quando scende la sera che avverto il vuoto, e con lui i muri.

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[Zero2] Natural Disruptors 2019. Dal 09 novembre alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Posted: Novembre 6th, 2019 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Natural Disruptors 2019. Dal 09 novembre alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

La Fondazione Giangiacomo Feltrinelli è un colosso di vetro e cemento a forma di stendipanni, un pugno ben assestato in faccia all’orizzonte cittadino che da qualche anno ha preso forma prolungando la sede di una celebre multinazionale informatica, armonizzando antichi spazi al contorno milanese. Un corpo di tali dimensioni potrebbe essere descritto come un disgregatore naturale: si inserisce brutalmente in un contesto e lo perturba in maniera irrevocabile, modificandone la stessa linea dell’orizzonte. Certo, l’orizzonte in questione è in mutazione costante da almeno un ventennio, tanto che sorge il dubbio che sia chi resiste alla tentazione cementifera il vero perturbatore, eppure è proprio intorno all’ambiguità dei disturbatori naturali che si intreccia la rassegna musicale di questo autunno in casa Feltrinelli.

Un anno fa fu Teho Teardo a presentarci il suo “Dictionary of Sound”, questa volta tocca a un personaggio che disgrega la natura della musica da una vita: Lee Ranaldo. “Natural disruptors” è un ciclo in tre tappe ideato dal chitarrista dei Sonic Youth per indagare i processi trasformativi nella musica di oggi. Tre appuntamenti molto diversi l’uno dall’altro, in cui generi ed etichette non trovano alcuno spazio; basti guardare già solo la serata inaugurale, l’unica con due ospiti. Da una parte l’arpista Mary Lattimore, che ondeggia tra la musica contemporanea, l’ambient e l’underground più oscuro; dall’altra lo scienziato pazzo Yuri Landman, costruttore di strumenti autoprodotti con materiali di recupero, tra legno, telefoni, bambole e hard disk, con i quali dà vita a concerti lo-fi.

La natura di questa abbinata può lasciare turbati, ma beh, è il suo scopo. Specie se consideriamo che la rassegna prosegue con due incontri altrettanto estemporanei, quello tra il liutista greco George Xylouris e il batterista dei Dirty Three Jim White, riuniti nel duo folk Xylouris White, e quello tra lo stesso Lee Ranaldo e l’artista multimediale Leah Singer, in una performance che mischia le immagini in movimento con il bordone di una chitarra sospesa. La sensazione finale, dice lo stesso curatore, potrebbe lasciare sorpresi, persino «fornire indicazioni per uno o più futuri possibili, forse per una stella lontana».

 

Natural Disruptors. Tre date alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, a cura di Lee Ranaldo. Dal 09 novembre 2019. Prezzi boh.


[Zero2] Scapes: Francisco López. 14 marzo. villa necchi campiglio.

Posted: Febbraio 20th, 2019 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Scapes: Francisco López. 14 marzo. villa necchi campiglio.

Fino a una decina d’anni fa, di Villa Necchi Campiglio ignoravo persino l’esistenza, la scoprii per caso con una festa di matrimonio. Ero ubriaco, molto, ma rimasi stupefatto. Non tanto dall’estensione e dalla bellezza del luogo, non dallo spropositato numero di steward vestiti di nero che sbucavano da ogni stanza (facendo pensare che abbia più dipendenti del CNEL), nemmeno dalla collezione di quadri e decorazioni sparse ovunque. Lo stupore nasceva dall’essere lì, nel pieno centro di Milano, in un luogo che da fuori sembrerebbe come tutto il resto della città: un parcheggio.

Ci ho messo alcuni anni a capire questa cosa: a Milano i luoghi belli esistono, ma sono nascosti. Stanno chiusi dietro muri che solo bombolette e buona volontà hanno saputo colorare, incuneati tra auto parcheggiate in tripla fila e cartelloni pubblicitari formato XXXL. Solo per questo, bisognerebbe fare una standing ovation a Plunge (e al FAI), che apre questa Villa alla musica e a chi ascolta. Per una volta non è un’azienda di computer hypster o una caffetteria americana a impadronirsi di uno spazio importante di Milano, ma è una cascata di droni industriali, l’abisso sonoro di Francisco López che farà tremare vetri, quadri e soprammobili. Un primo appuntamento di “Scapes” – ciclo di lecture, workshop e performance interamente dedicato alla pratica sonora del field recording – che si aprirà con un’intervista all’artista spagnolo a cura di Gaetano Scippa e, prima del live, consentirà al pubblico di visitare la villa.

Un “evento” talmente bello, che il bello della villa nemmeno servirà più: al concerto si assisterà bendati, immersi nella quadrifonia. E si uscirà stupefatti, consapevoli di aver toccato con mano qualcosa di impercettibile. Speriamo che duri. Meglio non dirlo troppo in giro.

 

Scapes: Francisco López. giovedì 14 marzo. villa necchi campiglio, 15 banane.


[Zero2] Jazzmi 2018. 1-13 novembre. milano.

Posted: Ottobre 19th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Jazzmi 2018. 1-13 novembre. milano.

Dove eravamo rimasti? JazzMi torna, un anno più tardi, più ricco e sfaccettato di prima. Milano no, non è cambiata, è sempre lì, con tutte le sue contraddizioni: il fermento che arriva dal basso, i grandi eventi patinati in superficie e un certo grigiore istituzionale a minacciare la libertà d’espressione quando intacca certi interessi o esce un po’ troppo dal seminato. Questo è uno scontro impari, rumoroso, tra spinte discordanti. La forza centripeta di una città che guarda al proprio ombelico, a un centro da imbellettare, svendere e rimarchiare, contro la forza centrifuga di energie e in questo caso di una rassegna – unica nel suo contesto – che ha avuto la capacità di costruirsi dalle fondamenta, affondandole per bene nel sostrato cittadino, e costruendo un piano dopo l’altro, un anno dopo l’altro, sino a bucare le nubi e vedere finalmente il sole. Nelle hamburgerie all’ombra dei grattacieli forse non se ne accorgerà nessuno, ma questo scontro impari lo sta vincendo JazzMi: lo si capisce da come gli sguardi sul mondo siano ormai contrattaccambiati, da come l’universo là fuori occhieggia con JazzMi, ne riconosce il dinamismo e la speranza. Due termini che racchiudono tutto il programma di questa edizione che in due settimane condenserà oltre 150 concerti spaziando tra mammasantissima delle avanguardie (Art Ensemble of Chicago, John Zorn & Bill Laswell), nomi ricorrenti (Chick Corea, Enrico Rava, John Scofield), astri nascenti (Jason Moran, Christian Sands) e indomiti vecchietti (Ron Carter, Steve Kuhn, Maceo Parker, James Senese), suoni delicatissimi (Judi Jackson) e violentissimi (Colin Stetson), senza disdegnare nemmeno le pagine più pop (Paolo Conte, Stefano Bollani) e le contaminazioni di un mondo che si amplia abbattendo confini geografici (Hailu Mergia, Istanbul Sessions, Antonio Sánchez) o artistici (Imogen Heap, Kamaal Williams, Asylum). E per non farsi mancare nulla aggiungerà proiezioni, incontri, confronti, presentazioni di libri e persino un approfondimento sul canto delle balene. JazzMi è il festival migliore di Milano, nel senso che è tenace, vivo, vario; nel senso che è proprio meglio di Milano. Speriamo torni presto.

Jazzmi 2018, dal 1° al 13 novembre. un sacco di posti, un sacco di gente, un sacco di prezzi, talvolta anche un sacco di soldi.


[Zero2] Elio e le Storie Tese. 19 dicembre. Forum.

Posted: Dicembre 19th, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Elio e le Storie Tese. 19 dicembre. Forum.

A un certo punto, gli Elio e le Storie Tese sono diventati un fenomeno nazionale, anziché un affare di Stato. È difficile identificare il quando, dopo l’esilio televisivo targato Ciarrapico, probabilmente è stato “Mai dire gol” o Sanremo con la sua Terra dei Cachi, si parla comunque della fine degli Anni 90, forse addirittura del Caro 2000, una ventina d’anni dopo i loro inizi. Facendo due conti, Elio e le Storie Tese hanno trascorso meno di metà della loro carriera in giro per l’Italia (e oltre). Il resto è Milano. Anche se l’inizio di tutto si annida nei misteri di una piazza di Borgomanero, ciò che ne segue è un lungo racconto di una città. Ripercorrendo la storia degli EelST si ritrova l’evoluzione di Milano attraverso i decenni. Si sale e si scende dai palchi di Magia Music Meeting, City Square, Le Cinema, Odissea 2001, Zelig. Si passa dalla prima trasformazione di Milano per accogliere i Giocatori Mondiali del ’90 a una decade di proliferazione, quando a qualsiasi milanese capitava di incocciare 5 o 6 loro concerti ogni anno, nei luoghi più disparati, dalle piazze agli stadi del baseball. E poi si incontra la Milano che chiude le porte, spopola il Parco Sempione e costruisce i grattacieli, la città delle ultime grandi trasformazioni che diventano eventi. Che gli EelST siano diventati un fenomeno nazionale e non più cittadino in quest’epoca è il segnale di una band che non ha smesso di crescere, ma anche di una città che forse, talvolta, ha rinunciato ad accogliere le sue spinte creative. Non resta che un concerto di addio, e non poteva essere che al Forum, incastrato tra la periferia e un’autostrada.

 

Elio e le storie milanesi. Una città in una band in una selezione men che parziale…

La Cunesiùn Del Pulpacc – Naviglio Martesana
Nell’arco di una carriera così milanese, non poteva mancare un pezzo in dialetto. Con un problema, però: che il dialetto a Milano non lo parla e non lo capisce nessuno, al massimo si può fingere. Come quelli che imitano lo spagnolo aggiungendo la “S” al termine di ogni parola, per fingersi meneghini basta tagliare l’ultima vocale e spargere delle “ü” a caso. Il dialetto di una città di apolidi e meticci, che non capiscono le battute sui milanesi imbruttiti, ma che con gli EelST si ritrovano addirittura a canticchiare in un idioma improvvisato, passeggiando tra le nutrie della Martesana.

Cara ti amo – Via Salutati
Oggi è un pub, il Bootleg, dove si chiacchiera, si beve bene e si guardano partite di pallone. Ma ai tempi degli esordi degli EelST il locale di via Salutati era il Magia Music Meeting, dove band sconclusionate ed emergenti come queste potevano emergere. E pezzi come questo potevano passare dalle orecchie di tutti, anche di chi non li aveva mai sentiti.

Parco Sempione – Parco Sempione
C’era una volta il Parco, senza specifiche ulteriori: il Sempione era semplicemente IL Parco, ritrovo di bonghi, cilum e sport improvvisati. Elio la racconta “verde e marrone” com’era, per raccontare la Milano di oggi, che i parchi li circonda di cancellate dove non riesce ad approfittarne per “tirare su un palazzo”, mentre al Parco nessuno più si droga o “cucca di brutto”, tuttalpiù si corre da soli, speranzosi di diventare “principi dell’adduttore”.

Alfieri – Tra Loreto e Turro
Ciò che faceva Faso tra i due didascalici “quartieri di Milano” (come precisa il coro in alcune versioni fuori porta) è una delle attività preferite dei giovani EelST. Inevitabile che compaia nel vero inno della band, quello che tutto il pubblico ama, quello che inserisce questo incontro all’ombra del Trotter, inserendo la periferia nord della città in una geografia pancittadina, dagli oratori ai palasport.

Giocatore Mondiale – Stadio G.Meazza
Il rapporto tra gli EelST e lo sport è più profondo di quanto non si pensi. Il complessino ha sostenuto la locale squadra di baseball (fino ad un’assurda squalifica per doping) arrivando a suonare ogni estate in mezzo al campo Kennedy, ha omaggiato Felice Gimondi e anticipato scandali arbitrali, ma soprattutto ha parlato -inevitabilmente- di pallone. Tra amici uligani e campionati falsati, il calcio secondo gli EelST è sopratutto quello di Italia ’90, delle bandiere che salgono e dei muratori che cadono. E come sempre vince la Germania.

Storia di un bellimbusto – Corso Como
Il bellimbusto entra in corso Como in Porsche, pronto per “ascoltare la bamba” appena uscito dalle discoteche locali, “attesissimo in zona vip”. Uno sguardo al cellulare, un incidente, un testimone oculare con tutt’altro scopo. La Milano che salutano gli EelST è vecchia di otto anni e ancora attualissima: quella che non li ha mai incontrati.

China disco bar – Via P.Sarpi
Gli EelST si sciolgono e i motivi saranno diversi, tra questi però è impossibile non annoverare l’estinzione totale dell’ispirazione. Eppure anche negli ultimi banalissimi dischi (persino nel pessimo 45giri d’addio Licantropo Vegano) si affaccia una città differente, tra free massaggio e free drink.

Shpalman – Navigli
No, Shpalman non si muoveva tra via Gola e via Vigevano, benché siano luoghi dove “i tamarri che vogliono incularti la catenina” non sono mai mancati, il suo ruolo sui Navigli milanesi è legato esclusivamente al video che accompagnò questo pezzo unico, in grado di portare Max Pezzali sul palco della Festa dell’Unità e soprattutto Mangoni sul tetto del mondo. Dal ponte delle Scimmie a un seggio sfiorato (davvero di pochissimo) in consiglio comunale.

T.V.U.M.D.B. – Metropolitana milanese
Tra tanti luoghi un non-luogo della quotidianità dei milanesi: la metropolitana. Scenario indimenticabile del video di “Discomusic” ma soprattutto distesa di muri da vergare coi “pennaroni”, come una città intera su cui scrivere una storia, la propria storia.

Elio e le Storie tese. martedì 19 dicembre. Forum di assago. un zacc de soldi.

 


[Zero2] Volume Uno. 8-9 settembre. Volume.

Posted: Settembre 7th, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Volume Uno. 8-9 settembre. Volume.

E così Volume compie un anno. Uno solo, chi l’avrebbe mai detto. A giudicare dal numero importante di tramonti intravisti da lì dentro, si direbbe sia un’avventura con già un lunga storia alle spalle. Invece a essere invecchiata per tanto tempo era solo una necessità, quella di un piccolo rifugio per chi non si arrende all’idea che si possa ascoltare della buona musica dal vivo anche a Milano, magari in uno spazio familiare e raccolto, e quando non è dal vivo pure comprarla e portarsela a casa, a riascoltarla senza il rischio di un’altra porta chiusa o di un silenzio abbastanza forte per annichilirla. Volume ci è riuscito, nel suo bel piccolo, e tutto grazie a una persona sola, alla faccia dell’unione che fa la forza. Un celebre slogan da t-shirt diceva più o meno che un uomo che sogna da solo è un pazzo, ma che se quel sogno lo fanno in tanti si trasforma in realtà. Per nostra fortuna, Marco è un pazzo di quelli da incatenare, ed è riuscito tutto solo (ma con la complicità irregolare di preziosi gregari) a dare vita a una realtà come Volume. Un ospedale psichiatrico di sei metri per quattro, perfetto per stipare al suo interno un numero di pazzi che non era esiguo nemmeno all’inizio, figuriamoci dopo un anno. Nessuna pretesa di realizzare grandi sogni, il piacere arriva già dal sognarli. “Volume Uno” si compone di due giorni, tre concerti (Cacao, Primorje, Everest Magma), un dj set (Psychophono), una serigrafia live (Legno), il lancio del nuovo e-commerce e del terzo bootleg su cassetta dei concerti tenuti in negozio (stavolta tocca a Xabier Iriondo e Stefano Pilia, registrati giusto alla festa per l’anno zero di Volume). Mancano giusto le candeline e i bicchieri di plastica con scritto sopra il nome a pennarello, per il resto ci sono tutti gli ingredienti per una festa ben riuscita. Poi ultimo ballo lento e tutti a casa; a Volume resta un pazzo, che sempre pazzo rimane, ma magari meno solo. E a furia di farsi compagnia e far casino, un giorno si finirà per volare tutti sul nido del cuculo.

Volume Uno. venerdì 8 Cacao + primorje. Sabato 9 everest magma + psychophono. Volume (@santeria ramelli). gratis suppergiù.


[Zero2] Allucinazione metropolitana. 26 e 27 maggio. Casa Gorizia / Torchiera.

Posted: Maggio 3rd, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Allucinazione metropolitana. 26 e 27 maggio. Casa Gorizia / Torchiera.

Definisci “allucinazione”. Stato morboso in cui ciò che è pura immaginazione viene percepito come realtà; errore di valutazione; abbaglio. Definisci “metropolitana”. Boh, un treno – quando finiscono i lavori, si intende. O forse appartenente alla metropoli, alla città madre, caratterizzata da un’intensa e dinamica vita sociale, economica, culturale. Non ci siamo. Metterli insieme mica è facile, ci vuole creatività, improvvisazione, inquietudine. Punk, ecco. Definisci “punk”. E qua la cosa si incasina, perché i vocabolari parlano di movimenti inglesi degli anni ’70. Mentre la metropoli, l’allucinazione, è Milano, oggi. Dove vale tutto, tanto l’allucinosi ha pervaso ogni aspetto sociale (se ne restano), economico (si, vabbé), culturale (ecco). Due giorni punk a Milano, tra Casa Occupata Gorizia e Cascina Torchiera, con band italiane ma pure di Sheffield e Berlino (tra gli altri: Sievehead, Orden Mundial, Life Fucker, Idiota Civilizzato). Due giorni punk a Milano oggi, dove e quando punk non ha più nulla a che vedere con i vocabolari e i movimenti che furono, ma tanto da spartire con frenesia e inquietudine, nulla con questa metropoli, tutto con una curiosa, cruda, allucinazione. Prova a guardare, ma attento a non prendere un abbaglio.

Allucinazione metropolitana. tutte queste band qua, il 26 maggio in casa Gorizia e il 27 alla Torchiera. ingresso sottoscrivibile.


-dopo- Neil Young & Promise of The Real

Posted: Luglio 19th, 2016 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- Neil Young & Promise of The Real

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[*] Un’altra volta, maestro Neil, ancora una volta.
un’altro vortice di musica e amore per la musica.
certo, questi pischelli non sono i crazy horse: sono bravi, sono contenti, ma sono una backing band, portano poco (a parte il papà). però a guidarli c’è questo vecchiaccio diabolico che sul palco si diverte come un bambino.

certo, c’è sempre questa tassa da pagare con neil young, che è il set acustico. una prima mezz’ora abbondante in cui il maestro spara dietro tutte le sue hit, prima da solo e poi con la band. meglio prima che poi, almeno per i pezzi al piano e all’organo con cui apre, ma il tutto almeno culmina con “comes a time”.
annunciatissima giunge puntuale la presenza dell’esoscheletro di Willie Nelson, che sale sul palco tra i figli e il maestro per un intermezzo country debitamente sintetico: tre pezzi e poi via. poi si apre il cielo.
in ogni concerto riuscito di Neil Young c’è un pezzo che svolta l’istante, la serata, la vita. Ieri sera quel pezzo era “Words”, è il momento in cui la les paul del vecchiaccio diventa la bacchetta del direttore d’orchestra. è il momento che dà il via a un’ora di derive elettriche e immaginarie. è il momento in cui il live si fa politica.
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[Zero2] Bää Fest. 15 luglio. parco Tittoni (Desio).

Posted: Luglio 4th, 2015 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Bää Fest. 15 luglio. parco Tittoni (Desio).

A guardare il rapporto di una città come Milano e la musica oggi, si vedono un sacco di piccole realtà agguerrite, che resistono con tenacia a un accerchiamento soffocante. Nell’ultimo decennio, però, questa città è stata attraversata anche da spinte propulsive forti: da iniziative invidiabili, talvolta andate a esaurirsi col tempo, o confluite in progetti differenti. Le quattro edizioni del Bää Fest sono uno degli esempi più fulgidi: il festival di Ebria Records in quattro anni (tra il 2004 e il 2007), portò in giro per la città le voci migliori della sperimentazione italiana (e oltre) contagiando orecchie e spazi come pochi altri. Undici anni dopo, il dinosauro Bää ricompare per festeggiarsi per una sola notte con Heroin in Tahiti, Maurizio Abate, Riga, Roberto Fega e tanti altri. Tutti figli di quella storia umana, che dal Paleolitico a oggi è passata per salti evolutivi decisivi, come quello segnato da un’esperienza unica come il BääFest.


Bää Fest 2015: Heroin in Tahiti, LaMetàFisica, TonyLight, Luminance Ratio, Riga, Andrea Reali, Fanciulli GOOM, Angelo Avogadri, Roberto Fega, Maurizio Abate, Confindustrial Sinfonietta. mercoledì 15 luglio, parco Tittoni (Desio). cinque euri e via andare.