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Belle musichelle del duemilaeventidue

Posted: Marzo 12th, 2023 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Belle musichelle del duemilaeventidue

Boh, sì, che noia questi listoni. Però qualcun* mi ha detto che le interessano, per cui eccolo qui, un altro riepiloghino.
Solite avvertenze. Lungi da me dire che siano e quali siano i dischi migliori, più importanti, quel che sia, dell’anno. Ne escono troppi, troppissimi, fin troppissimi, a migliaia ogni giorno, chi cazzo mai riuscirà ad ascoltare tutto? Di certo non io, che se è tanto ascolto due centinaia di nuove uscite. Queste sono quelle che più ho ascoltato e/o che più mi sono piaciute, con tutto che ascoltare sempre e solo Giant Steps resta la scelta migliore.

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-dopo- Michael Chapman al Ligera

Posted: Novembre 7th, 2019 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- Michael Chapman al Ligera

[*] Michael Chapman è nato il 24 gennaio del 1941. Fate voi i conti dell’età che aveva ieri, 06 novembre 2019, mentre sul palco suonava, cantava e ogni tanto tossiva (“stasera morirò in pubblico. Almeno mi pagano per farlo”). Si potrebbe dire che Chapman è “vecchio”, se lo si considerasse come un uomo. Ma Micheal Chapman è un albero. Se lo guardi bene, le sue rughe sono come solchi nella corteccia. Il suo corpo è marrone, è legno vivace come la sua chitarra, è viaggio come semi sparsi dal vento. Dalla provincia dello Yorkshire alle grandi pianure americane, sino agli appartamenti sulla west coast dove bere galloni di vino bianco in compagnia di altri chitarristi, altrettanto magici, altrettanto vegetali. La chitarra di Chapman da sola suona come una band intera, basta a se’ stessa, sta ritta nel vento a fa il pieno di acqua e luce per germogliare e crescere. Anche in uno scantinato umido, dove le casse ronzano, la voce gracchia e i volumi sono evidentemente mischiati alla cazzo, quest’uomo-albero troneggia imponente come un gigante, una maestosa sequoia che mostra tutti i colori del marrone. Che poi, porchiddio, è il colore della vita.

 

[*] -dopo- è un tentativo di raccontare i concerti il giorno dopo. in estrema sintesi, giusto per togliere polvere dalla tastiera. però la sintesi non riesce sempre, a volte s’imbroda.


-dopo- Forlì Open Music 2018

Posted: Ottobre 17th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- Forlì Open Music 2018

[*] non ricordo se ero mai stato a forlì in precedenza nella mia vita, immagino di sì, ma chissà, è come se fosse la prima volta. e la prima cosa che mi è balzata all’occhio sono state croci e campanili, chiese e chiese, chiese, chiese. Forse per questo Forlì Open Music si è tenuto in chiesa, perchè non c’era altra soluzione. Cotante chiese che girato l’angolo ci siamo imbattuti in una locandina di un festival punk locale, illuminata da una band che ha scelto come proprio nome Chiodi sulla via crucis. Ringrazio il punk tutto, mi auguro di vedere i Chiodi al più presto in azione, magari al prossimo Forlì Open Music, la cui chiesa di fatto non era più una chiesa. Trasformata perfettamente in un auditorium senza bisogno di stravolgimenti architettonici ma con un’attenzione all’acustica e alla fruibilità invidiabile. Una di quelle scelte così perfette che si possono trovare solo nelle città di provincia, a Milano ce lo sogniamo un luogo simile per i concerti, così come ci sogniamo un festival come questo, e pure i Chiodi vedo che non hanno in programma date in zona…

Però mi accusano di parlare sempre e solo di sta cazzo di Milano e invece torniamo a forlì che è pure tardi, l’ex chiesa di san giacomo dovremmo occuparla per farci suonare del punk anticlericale, e in attesa godiamocela così com’è. Lunga vita a un festival come questo, in cui lo zampino di Area sismica è talmente evidente che sempre di stare ad area sismica (anzi, a un certo punto nella notte di sabato ci siamo pure arrivati – grazie). Read the rest of this entry »


-dopo- ZUMA 2018

Posted: Giugno 6th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- ZUMA 2018

Che poi, a guardar bene, si vede che sabato si è passati in un volo radente (qualcuno direbbe magico) dalle follie caleidoscopiche dell’Uomo Uccello all’ipnosi percussiva di Andrea Belfi coi volumazzi, e il tutto senza che la folla ritenesse di doversi distrarre.

A guardar meglio, ci si accorge che dopo la lunga notte ci si è risvegliati tra i fiori e le ombre del rituale di Tropicantesimo, e solo 24 ore prima ci si era svegliati irrorandosi di piru piru con Classical Hooligans.

A concentrarsi, si vede che nel mezzo sono finiti tutti i litri di Forst, anche se qualcuno al momento giusto la chiamava “frost”, e a giorni di distanza li sentiamo ancora mareggiare nei nostri fegati.

Ad ascoltare a fondo ci si accorge che c’è stata tanta musica arrapaho (da Piotr Kurek ai Konstrukt, passando per la melodia tenebrosa di Pilia/Pupillo e la spontaneità adolescenziale dei Downtown Boys) e altrettanta assolutamente dimenticabile, perchè quest’anno Zuma era una festa e non un festival, anche se in tanti momenti è sembrato proprio un festival.

A ripensarci adesso, dopo 48 ore di sonno per smaltire il jet lag del viaggio da Zuma a Milano, se il bello del 2017 era stato fare Zuma, il bello di quest’anno è stato vivere Zuma. L’anno prossimo, se mai ci arriveremo, il bello potrebbe essere ascoltare Zuma. Sempre che Zuma continui ad ascoltare noi.

Brava Zuma. Quando sarà finito l’amore ci sarà solo il death metal.

Catch the rainbow if you can
It will alwawys be ahead of you

 

 

[*] -dopo- è un tentativo di raccontare i concerti il giorno dopo. in estrema sintesi, giusto per togliere polvere dalla tastiera, ma questa volta con un po’ di parole e di giorni dopo in più, perchè questa è un’occasione speciale, e perchè Zuma non finisce mai.


-dopo- My Dear Killer da Volume

Posted: Marzo 1st, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- My Dear Killer da Volume

[*] Al concerto di My dear killer ieri c’erano otto persone. Forse un po’ di più, a un certo punto pareva anche si fosse scollinata la sporca dozzina. Certo, ci sarà stato sicuramente qualcosa di interessantissimo su netflix, non lo metto in dubbio, e soprattutto faceva un freddo canaglia. Non che il freddo possa essere considerato un argine, per uno che nel gelo staziona da sempre, che il suo ultimo disco lo ha addirittura intitolato “The cold plan” e lo ha addirittura pubblicato in tre colori diversi: avorio, nocciola e tabacco. Lo so perchè me lo sono comprato (nocciola), alla fine del concerto. Me lo sono comprato perchè in tutto questo freddo, mentre vi baloccavate al caldo con quel cazzo di netflix (manco fosse youporn) My Dear Killer ha fatto un concerto di un’intensità in grado di scacciare via ogni sentore di freddo. Con una chitarra che ondeggia, con due bicchieri di birra al suo fianco (uno per lato, per andare sul sicuro), con i rumori e piccoli bordoni di Stefano de Ponti ad accompagnarlo, con quella voce che trasuda timidezza, si schernisce e si discosta, di un’adeguatissima inadeguatezza. I concerti di My Dear Killer ci ricordano che in fondo siamo umani, è qualcosa che spesso tendiamo a dimenticarcelo, e dovrebbe farne più spesso. Per vederlo più spesso dal vivo, sentirlo, annusarlo, che su netflix non sarebbe la stessa cosa.

 

[*] -dopo- è un tentativo di raccontare i concerti il giorno dopo. in estrema sintesi, giusto per togliere polvere dalla tastiera.


Belle musichette del 2017 – pt.1

Posted: Febbraio 14th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Belle musichette del 2017 – pt.1

 

 

Ora che il festivàl di Sanremo si è concluso si può smettere finalmente di guardare alla musica del futuro, da sempre rappresentata dalla kermesse canora ligure, e tornare a concentrarci sul passato. Per questo motivo comincia oggi una delle rubrichette più attese da tutto l’internet -e forse anche di più- ovvero questa in cui mi faccio i cazzi miei e gli dico (all’internet, appunto) le cose più belle che ho ascoltato nell’anno appena conclusosi. Si comincia, noblesse oblige, dai concerti.

stante al mio archivio, nel 2017 ho visto 196 concerti (diciamo che i festival hanno aiutato parecchio) e ho avuto il culo di vederne davvero tanti che mi hanno fatto scrocchiare il cuore. viviamo in un’epoca fortunata per quanto concerne la musica dal vivo, forse non in una città o in un paese fortunatissimi, ma l’epoca sì, evviva. Fare una classifica di tutta sta roba mi avrebbe bruciato le sinapsi per la fatica, quindi mi limito a selezionarne un gruppone di una trentina, dai quali si sgancia in fuga il drappello vincitore. L’ordine, in entrambi i casi, è rigorosamente cronologico.

  

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-dopo- Flavio Giurato alla Salumeria

Posted: Gennaio 26th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- Flavio Giurato alla Salumeria


[*] Sostiene flavio giurato che il pezzo che più gli venga richiesto ad ogni latitudine sia “Marcia nuziale”. io non ci credo, penso continui ad essere “il tuffatore”, ma resta il fatto che anche ieri sera nel pubblico c’era già chi attendeva il momento per cantare sommessamente “le delusioni sono unite dalla ferrovia”. una coincidenza strana, nel giorno del più grave incidente ferroviario milanese da parecchi anni a questa parte. Ma Pioltello in fondo dista quasi 15 chilometri, alla salumeria continua ad aleggiare quella puzza di ascella tagliente che c’è sempre stata. Pure Flavio è quello che è sempre stato, ma in gran forma. La band lo affianca discreta, il batterista è al limite della disoccupazione, ma gli dà morale e sgrava tensione, tanto che entra in forma da subito, dai 10 minuti di “Soundcheck” che aprono un lungo, commovente, excursus tra le pieghe del già ultra-pieghettato “Le promesse del mondo”. Poi fa i bis, applausi, richieste, bis, applausi, rondoni, acque minerali, caro mauro, marce nuziali, centocelle, infine un solitario tuffatore, che continua ad essere come Flavio Giurato, a rinascere sempre diverso e sempre lo stesso, “sempre quello che quando era entrato al campo di Nettuno, due ore prima della partita, che ancora non era successo niente, il capo tifosera nettunese mi guarda e dice: A’ cinque!, A’ secco! A’ stronzo!“.

 

[*] -dopo- è un tentativo di raccontare i concerti il giorno dopo. in estrema sintesi, giusto per togliere polvere dalla tastiera.


-dopo- il Krakatoa II

Posted: Ottobre 11th, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- il Krakatoa II

[*] Il 27 agosto 1883 il vulcano indonesiano del Krakatoa esplose in una delle più devastanti eruzioni riportate dalla vulcanologia moderna. Una catastrofe capace di disperdere ceneri in tutti i cinque continenti e di trascinarsi negli anni con effetti climatici simili soltanto a quelli dell’eruzione del vicino Tambora qualche decennio prima. Al di là degli oltre trentamila morti, l’impatto più clamoroso del Krakatoa fu quello sonoro: si ritiene che il suo boato sia il rumore più forte mai udito dall’uomo, avvertito persino a 5’000 chilometri di distanza.

Non so se i guaglioni del Freakout (a proposito di boati da lacrime) abbiano pensato a tutto ciò nel momento in cui hanno deciso di battezzare così il loro festival. Forse è stato solo un caso, o la cacofonia del nome che suona ancora meglio nel traslitterato indonesiano Krakatau, fatto sta che un festival denominato in seguito ad una percepibile tragedia è sempre bello, e che a Bologna nello scorso weekend c’era soprattutto rumore. Specie intorno al TPO, che ohibò, era la prima volta che ci mettevo piede da quando non era più al TPO ma in un altro TPO. In quello vecchio ci avevo visto i Fluxus ai tempi in cui a Bologna ci si drogava benissimo, oggi sono stati due giorni di tante cose, alcune cattive e diverse buone, tra cui…

* La prima cosa che ho sentito è stato Blackwood, così, a scatola chiusa. Solo alla fine mi sono accorto che era Eraldo Bernocchi, ma il sommovimento del cerume lo aveva già segnalato con gioia.
* La cosa più potente del sabato sono stati gli Holiday Inn, che è tipo la terza volta che vedo nell’ultimo anno e crescono crescono crescono senza fermarsi. Se poi li metti pure a suonare su un ring, è naturale che l’esperienza tracimi nel wrestling.
* In effetti quasi tutto il bene dei due giorni è stato su quel ring, ma quanta banalità, quanto squallore, altrove. Sul ring i Sigillum S (bentornati) e gli Starfuckers (bentornatissimi, grazie per continuare a non sostenere la pace sociale). Altrove robe al limite tra: i litfiba di elettromacumba, gli scout che fumano le prime canne, i metallari che si danno al brit-pop. Meno male che a chiudere il sabato c’era il rito di ?alos, che se lo dico così uno pensa di conoscerlo già invece no, cambia tutto, si sogna, si cammina verso la luce.
* Gli Arto sono appena nati, e speriamo che scalcino come infanti capricciosi a lungo.
* I Divus hanno avuto quella fregatura dell’eruzione del Krakatoa nel 1883. La loro scossa tellurica quindi è solo seconda in classifica sui sismografi del globo.
* i Melt Banana fanno lo stesso concerto da 20 anni. il caos vuole che sia dal doppio del tempo uno dei live più frantumachiappe al mondo, e va avanti come se nulla fosse, tra rumori e sudori, folla e stage-diving, tutti gli altri rimandati a un eterno settembre.

bang. boom. krak. crack. the destruction we assure with each other.

 

[*] -dopo- è un tentativo di raccontare i concerti il giorno dopo. in estrema sintesi, giusto per togliere polvere dalla tastiera. epperò ci sono quelle volte in cui la sintesi non si puote.


-dopo- gli Swans al magnolia

Posted: Agosto 3rd, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- gli Swans al magnolia


[*] arrivati all’ultimo tour, all’ennesimo ultimo tour, questa volta gli Swans hanno fatto i sonic youth. prima facevano altro, ogni volta facevano oltre. questa volta hanno fatto i sonic youth. e dicevano che era l’ultima volta, ma lo dicevano anche quelle prima. e speriamo che vada come quelle prima, che non sia stata l’ultima volta, che non sia mai l’ultima volta. ne nous quittez pas.

 

[*] -dopo- è un tentativo di raccontare i concerti il giorno dopo. in estrema sintesi, giusto per togliere polvere dalla tastiera.


-dopo- i Marginal Consort a Macao

Posted: Aprile 18th, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- i Marginal Consort a Macao

[*] avete presente quando leggete presentazione del tipo che non si tratta di un concerto ma di un’esperienza? ecco, stocazzo, sono tutte palle, belinate. la presentazione si adatterebbe perfettamente pure al live dei marginal consort, e probabilmente l’abbiamo anche usata tutti, mentendoci, perchè pure questo, per quanto immersivo, è un concerto.

siamo andati –in tanti, sorprendentemente!– a macao a sentire un concerto, ascoltarlo nella maniera più coinvolgente possibile, ma così era, senza di noi il risultato non sarebbe cambiato, l’artista da una parte, il pubblico dall’altra. forse l’idea era diversa, e il pubblico avrebbe dovuto essere meno statico, meno seduto e sdraiato e più errante, ma non avrebbe cambiato di molto la sostanza, soltanto la forma. e la sostanza è quella di un concerto unico, lungo e magnifico, di cui difficilmente ci dimenticheremo.

quattro figure negli angoli, alle prese con quattro approcci estrememnte diversi al suono: uno più fisico, ai limiti dell’autolesionismo, uno più teorico, quasi ingegneristico, uno più pragmatico, classico, magico, fatto di chitarre e affini carezzate e percosse, un ultimo più caciarone, giocoso, quasi rumorista. quattro approcci diversi che dicono di procedere autonomi senza dialogare, ma pure questa è una palla. l’ascolto reciproco è costante, benchè invisibile, e il dialogo è percepibile, ma sottovoce. al centro infatti c’è solo il pubblico che silente, passivo, ascolta. e gode.


[*] -dopo- è un tentativo di raccontare i concerti il giorno dopo. in estrema sintesi, giusto per togliere polvere dalla tastiera.