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lance armstrong 2.0

Posted: Gennaio 19th, 2009 | Author: | Filed under: pedallica | 1 Comment »

domani lance armstrong torna a gareggiare in una corsa vera.
per quanto vero possa essere il tour down under, e’ comunque una corsa pro tour, con presenze discrete al via…
la notizia e’ una non-notizia, perche’ vecchia di mesi e perche’ piena di incognite.
lance e’ un professionista esemplare, come pochi ce ne sono al suo livello, e un grandissimo campione, come pochissimi se ne sono visti negli ultimi 20-30 anni di ciclismo.
pero’ 37 anni non sono pochi, e 3 anni di inattivita’ sono troppi.
non penso che la sua classe possa bastare a superare queste incognite e riportarlo ai livelli di 4-5 anni fa, pero’ puo’ bastare a farci divertire.
armstrong e’ stato uno dei corridori che mi hanno dato le emozioni piu’ forti in assoluto, dalle sue pennellate sotto il diluvio del mondiale di oslo, al memorabile scatto sul mur d’huy nella freccia vallone vinta… dal doppio quarto posto commovente a valkenburg ’98, ai tour inanellati con la grinta del campione che attacca sempre anche se con la corsa in tasca.
era un altro armstrong, credo, e forse avrei preferito continuare a ricordarlo e non rivederlo in bicicletta. ma e’ un uomo in cui ho fiducia, e sono curioso di vedere cosa fara’.
e per quanto i "come back" non mi piacciano mai, a lance un nuovo benvenuto glielo lascio… tanto il panorama del ciclismo attuale e’ cosi’ povero di campioni, che uno come lui di certo non sfigurera’ nemmeno se in declino.

armstrong ci ha lasciato dal podio del tour di 3 anni fa, concludendo una carriera memorabile con le parole "vive le cyclisme, vive la tour de france!".
ispirandosi a quel tour, gianni mura scrisse un piacevole romanzo, "giallo su giallo", nel quale i nomi dei corridori erano inventati, ma le corse erano reali.
piratando mura, io quei nomi li ho fatti tornare quelli veri, e riporto il finto (o forse no) "editoriale" con cui mura concluse quella corsa romanzata. e’ una disamina piu’ che realistica di cio’ che armstrong e’ stato a cavallo del cambio di secolo e di quanto tante malelingue sul suo conto non siano altre che… malelingue, appunto.


Da armstrong-iano convinto della prima ora (non era cosi’ semplice darlo per favorito nel ’99 in Vandea) ad armstrong-iano dubbioso e contrito, in particolare dopo la piazzata con Simeoni, sento oggi la necessita’ di dichiararmi comunque armstrong-iano. Gli rimproverano di essere il campione di luglio, di fare tutto in funzione del Tour, ma siamo sicuri che il suo fisico gli avrebbe consentito stagioni da marzo ad ottobre? Peraltro non le fa piu’ nessuno, ne’ Ullrich ne’ altri avversari di Armstrong, a parte Basso in questa stagione. Le cose piu’ evidenti sono spesso le piu’ ignorate. Per esempio, con la forma del Tour, Armstrong avrebbe potuto vincere la medaglia d’oro ad Atene (olimpiadi, Ndc.), l’anno scorso, due settimane dopo gli Champs Elysées. Non ci e’ andato. Lo sconosciuto Sosenka di recente ha battuto il record dell’ora. Armstrong potrebbe fare meglio, e sarebbe un evento planetario anche per i pubblicitari, ma non ci pensa nemmeno. Per preparare il Tour, dice, lavora sei mesi, il resto e’ per la vita normale e gli obblighi della Fondazione che porta il suo nome. Da anni in Francia e’ un sorvegliato speciale, e lo sa. Anche i sacchi della spazzatura negli alberghi sono passati al setaccio. In un clima di sospetti crescenti, ha sempre cercato il Tour per dare un peso e un significato al suo continuare. Non l’ha evitato, ha continuato a cercarlo. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette. E piu’ ne vinceva piu’ diventava grande, piu’ diventava sospetto e i sospetti lo inseguiranno anche ora che ha chiuso.
Non lo invidio. Continuero’ a rispettarlo e a credere che questa sua fissazione sul Tour sia un atto d’amore non capito. Ci sono tante corse nel mondo, un ciclista malato puo’ sperare di guarire e di tornare, magari, a correre. Ma Armstrong, da ex malato, ha scelto un bersaglio che gli era negato da sano. Oggi guadagno 15-20 milioni di dollari l’anno, la Nike manda in onda il ‘Just do it’ riproponendo la conferenza stampa dell’8 ottobre ’96, quando Lance annuncio’ pubblicamente la sua malattia. Alla Nike sanno che sul mercato Armstrong vale Shaq oTiger (i cognomi sono superflui). Se ha vinto 7 Tour e’ perche’ ne ha corsi quasi 14, provando e riprovando salite, cronometro, curve, discese. E’ stato il pioniere della ricognizione, della perlustrazione preventiva, della conoscenza anticipata, della memorizzazione del percorso. Un pioniere sostenuto pero’ dalla tecnologia piu’ avanzata. Si e’ ritrovato in una multinazionale con gregari italiani, russi, portoghesi, spagnoli, cechi. Con un ds belga. Nessuno credeva in Bruyneel ds e in Armstrong rinato, quando questi due decidono di credersi a vicenda e di credere insieme nell’impossibile. E poi un medico spagnolo, un cuoco svizzero, una guarda del corpo giapponese, un chiropratico australiano.
Con una squadra solida e tutta per lui, ha vinto 7 volte di fila il tour ma non ha vinto i sospetti. Io penso che abbia vinto in modo regolare, perche’ in orsa e’ stato il piu’ intelligente. Spero che non abbia imitatori. Nessun campione somiglia a un altro e la pasta di cui un ciclista (un uomo) e’ fatto riassume la sua vita. Non puo’ che essere aggressivo e a volte bullo, un ragazzo texano che non ha mai conosciuto il vero padre (un emigrato norvegese, pare) e che era regolarmente picchiato, lui e sua madre, da un patrigno ubriacone. Uno che, vincitore del Mondiale a Oslo a soli 22 anni, si rifiuta di salire sul podio (‘Non me ne importa niente se c’e’ il re di Norvegia’) se quelli del protocollo di premiazioni non fanno passare nel recinto sua madre (e indica una figuretta in tribuna, stretta in un impermeabilino da due soldi). Una vittoria da dividere solo con lei, rimasta incinta a 17 anni e costretta a fare gli straordinari come cassiera in una tavola calda per mantenere se stessa e il suo ragazzino.
La sua malattia Armstrong non l’ha taciuta, anzi l’ha esibita, l’ha messa in piazza. Nell’autobiografia scritta con Betty Ryan racconta di quando fu costretto a far congelare il suo seme. Lo accompagnarono in clinica, c’era una stanza con qualche poltrona e qualche rivista pornografica, gli dissero di arrangiarsi in fretta. E lui pensava che i figli nascono da un atto d’amore, e si faceva pena. Ecco, se uno supera certi pezzi di vita e poi ha il coraggio di raccontarli, battere Ullrich, o Vinokourov, o Basso e’ un fatto secondario. C’e’ un doppio Armstrong, nella vita e  nel ciclismo. Il primo correva da solo, il secondo ha costruito da subito una squadra alla Coppi, o alla Merckx, tutti per uno. Altro che due o tre punte. Tutti per uno, il capo. Non e’ un caso se in 7 tour vinti da Armstrong questo e’ il primo in cui qualche suo compagno (Hincapie e Savoldelli) vince una tappa. C’e’ l’Armstrong ascetico che pedala 8 ore sotto l’acqua, quello scientifico che prova e riprova nella galleria del vento, quello attento a tutti (‘quanti chili hai perso rispetto all’anno scorso?’ ha chiesto a Moreau, che non e’ proprio un corridore di prima fila). C’e’ quello che va da Bush (o da Kerry, se non e’ Kerry che va da lui) con il jet privato, c’e’ l’amicone di Robin Williams e di Ron Howard, c’e’ l’atleta famoso che si mette con la cantante famosa (e piu’ anziana di 10 anni) e che si schiera contro la guerra in Iraq.
Ho sbagliato a dire che spero che non abbia imitatore: ne sono certo. Sentimentalmente sono per un ciclismo che attraversi le stagioni, ma in questo miscuglio di orgoglio, gambe, cuore, durezza, speranza devo riconoscere che Armstrong, con gli avversari che aveva (non eccelsi, ma su quelli si e’ regolato), ha vinto il Tour per sette anni consecutivi e lo ha vinto bene. Perche’ rovinare con la verita’ una bella storia? Questo dicono i cronisti scafati (anche da direttori) ai pivelli meno disinvolti. Perche’ rovinare una bella storia con i sospetti, se sono solo sospetti e non diventano prove? La mia domanda e’ questa.

 


One Comment on “lance armstrong 2.0”

  1. 1 c.sta said at 12:00 pm on Febbraio 3rd, 2009:

    uau.
    il catt.sta