MayDay007 – II. Impressioni varie
Posted: Maggio 7th, 2007 | Author: cauz | Filed under: succede che... | 2 Comments »Continuo la raccolta di testi post-maydayani, senza aggiungere nulla di mio forse soltanto per pigrizia. La MayDay007 e’ stata una gran figata e ha lasciato dietro di se’ tracce che continuano ad agitarsi ancor oggi (e piu’ tardi metto aggiornamenti).
Prima di queste, prima delle sensazioni, un nuovo balzo indietro con un pastiche di raccolta dalle liste e dai blogghi…
Essenzialmente una linkografia, incollo solo quello che non trovo linkabile. Sono tutti materiali passati su liste pubbliche, quindi do’ per scontato che chi li ha scritti approvi la loro “divulgazione” (tra le 10 persone che leggono questo blog, poi…).
MayDay Parade 007: note a margine
2 maggio, Nero.
MayDay milanese 007: impressioni personali.
2 maggio, Alex Foti.
è stata una buona mayday, pur non nascondendosi che la partecipazione è leggermente in calo rispetto all'anno scorso e ai picchi del 2004 e 2005. Diciamo che 50000 persone è una stima partigiana ma non irrealistica della partecipazione di ieri.
Perché è stata buona? Lo spirito è quello frizzante di sempre e ormai la macchina logistica e creativa è oliata alla perfezione. La parade è diventata un'istituzione metropolitana (non nazionale o europea, purtroppo) riconosciuta da tutti. Per la prima volta le pagine milanesi del corsera hanno correttamente detto che gli organizzatori erano chainworkers ("vicini al centro sociale pergola") e la cub (e non "i cub" come invece si ostina a scrivere repubblica ripescando una foto di vegliardi al corteo confederale dell'anno scorso) e che la partecipazione supera ampiamente i numeri di rosati che invita la seconda volta la moratti. Anche il tg regionale ha dato ampio spazio ai "taroccatori" della mayday (fra cui il neurogrino ale delfanti). E sulla cronaca milanese c'era un'interessante intervista con sapelli, storico economico vicino alle coop, che riconosceva la perdurante importanza del primo maggio (in espansione, anche nei paesi musulmani) e la nuova importanza della mayday milanese in quanto primo maggio dei precari (che lui interpreta contro la precarietà ma non contro la flessibilità, anche se la conduttrice del tg3 lombardia recitava "ci sono 300000 lavoratori flessibili quindi precari a milano"). E riconosce la necessità di "piattaforme universali di welfare" per dare un futuro alla generazione precarizzata. Dopo lo zuccherino, la promessa di abbraccio mortale: “unifichiamo i due primi maggio, quello della mattina e del pomeriggio" e in risposta a: "concertone anche a milano?" "sì, replichiamo la woodstock del sindacato".
Ed è stata una buona mayday anche perché rifonda è stata tenuta a bada (ieri era il festival di ciò che c'è di rosso a sinistra di rifondazione e della cgil), ma soprattutto per la partecipazione vasta di teen-agers/ravers (in ultima analisi, non sono d'accordo con te su questo aspetto, riccardo, secondo me indica che la mayday ha futuro generazionale, anche se certo molti sembravano esserci più per l'aspetto parade che per l'aspetto mayday).
Veniamo agli aspetti meno positivi. Uno è l'incoerenza nella comunicazione politica con rischi di sudditanza rispetto al discorso lavorista/miserabilista dei comunismi e dei sindacalismi di base assortiti (o si è contro la centralità del lavoro a tempo indeterminato oppure no, non si può essere entrambi come il gatto selvaggio di schroedinger). Poi una certa stanchezza creattivistica evidente nei carri più disadorni (ma con soundsystem potentissimi, fin troppo) rispetto agli altri anni e il sapore di reiterazione sia nel caso del quotidiano gratuito parodiato già lanciato a natale con maggior effetto sindacal-mediatico sia nel caso dei tarocchi comunisti che riprendono a due anni di distanza l'album degli imbattibili. Insomma si palesano i limiti della reiterazione a oltranza di un discorso politico esclusivamente incentrato sull'artivismo (peraltro eccelso) e il micronetworking del precariato. Della serie che bisognerebbe andare oltre le banalità di quella mistica da self-help precario che dice: a) siamo precari, b) quanti siamo a essere precari, c) ora che ci (ri)conosciamo, se ci mettiamo insieme in rete possiamo diminuire la precarietà". Ma piuttosto porre la domanda: come possiamo agire insieme per massimizzare la potenza del nostro numero e abolire la precarietà? come possiamo dar vita a conflitti i più vasti ed estesi possibile? come reticoliamo contropotere municipale, regionale, nazionale, europeo in difesa di precari, donne, immigrati?".
Per finire un cenno alla testa della parade, aperta dalla massa critica, dalla banda degli ottoni e dalla grandissima pink samba band di torino che ha ipnotizzato i curiosi ai lati del corteo (molti di più degli altri anni, segno della crescente simpatia della città per la parade). Niente puzza di diesel e livelli di decibel sostenibili dalle membrane aurali. Eravamo in 100 bici ed è stato bello partire con un peto di bolle di sapone in faccia ai pulotti e i campanelli squillanti di cicloattivisti e ciclogiardinieri. Era il ganglio pink che ha diffuso il mood giusto lungo la processione di carri (senza alcuna pretesa di completezza o accuratezza, ricordo ghisolfa/scala/giornalisti, callcentristi, sanprecario, boccaccio, leoncavallo, cub e sdl che duellavano con armi soniche proibite, e poi tanti carri DIY). Diffusione virale in tutta la parade degli sticker di unza di antifascismo pink "no ai fascisti nel mio quartiere" con impronta manale pink. Counterlabeling di acqua libera milano per le fontane e l'acqua pubblica e di tutti contro la privatizzazione strisciante.
Un'europa pink è possibile se federiamo i conflitti e gli spazi sociali, ma soprattutto se elaboriamo una cultura, una teoria, un'agire condiviso che nelle metropoli chiudano una volta per tutti i conti con il socialcomunismo più o meno statalista che ci opprime dall'interno quasi quanto il laissez-faire economico ci opprime dall'esterno.
saluti euromaydayani da un creativo sovversivo in cerca della comune classe, lx
ps: decorato, babbo di minchia, neanche alle scritte ti puoi attaccare stavolta.
Dopo la MayDay… il diluvio.
3 maggio, A. Fumagalli feat. alcuni agenti dell’intelligence precaria…
A Milano e provincia dal 2 maggio il tempo si è guastato e in tutta la Lombardia sta piovendo a dirotto. San Precario ci ha fatto per il settimo anno consecutivo la grazia (metereologica). E le previsioni per ieri non erano delle migliori! Ma San Precario ci ha fatto un'altra grazia. Quasi 100.000 persone (tra chi sfilava ballando e chi si godeva lo spettacolo ai lati, con un dentro e fuori che, alla faccia di De Corato & C., ha mostrato il volto sociale e comunicativo della parade) hanno partecipato alla MayDay007, quest'anno caratterizzata da una partecipazione e da un attivismo in prima persona dei precari e precarie che in più di una situazione stanno cospirando per lottare e confliggere con i rispettivi precarizzatori. La MayDay è stata aperta, dopo la samba pink (ottima e pimpante) e la critical mass, dai carri della "Cospirazione Precaria", ovvero dagli Autorganizzatri dello spettacolo e dai giornalisti cre/attivi e precari (new entry!!!!), dalle ragazze/i Winders contro le esternalizzazioni e la cessione del ramo d'azienda prevista dalla Legge 30 (insieme al complotto precario di Genova), dai precari/e del Comune di Milano, dell'ARPA (Azienda Regionale per la protezione ambientale), dei migranti in lotta per una cittadinanza vera ed effettiva e contro la legge regionale che chiude i Phone Center, dagli operatori sociali e della sanità, dagli studenti (che hanno appena occupato la ex-sede del PCI poi DS ora PD – domani chissà..- di Via Volturno) e dai ricercatori, tutti insieme sul carro del Centro Sociale Boccaccia di Monza, e via dicendo. Seguivano poi i carri delle altre realtà sindacali, di associazioni e di partito. Chiudevano diversi camioncini VW che sparavano a palla musica techno, seguiti da un numero considerevoli di giovanissimi, forse alla loro prima esperienza maydayana. Quest'anno le attività di comunicazione e contaminazioni con le persone che guardavano dai lati e che sempre più hanno ingrossato la parade sono state caratterizzate dalla Precariomanzia dei tarocchi e dalla distribuzione della FreePress Precaria – CITY OF GODS – numero 2, che è stato distribuito anche stamattina all'alba nelle principali stazioni del metro, una cui anteprima era disponibile su Il Manifesto (contenuti) e Liberazione (Tarocchi).
Al di là delle solite forme di gioia, ballo e sballo, birra e danze, la MayDay di quest'anno ha posto con forza l'intenzione di operare nell'immediato futuro per il raggiungimento di tre obiettivi intermedi, fattibili e realistici, sui quali misurare anche l'effettiva volontà del governo e dei sindacati di affrontare in modo concreto la condizione di precarietà: riduzione tipologie contrattuali, salario minimo orario, continuità di reddito, diritti e tutele del lavoro per nativi e migranti.
L'aspetto qualitativo più importante che differenzia la MayDay di quest'anno rispetto alle passate edizioni è stata la capacità di coinvolgere il mondo del precariato sin dalla sua costruzione e di avanzare proposte concrete che possano aver le gambe per marciare in modo autonomo e autorganizzato oltre l'evento simbolico stesso del 1 maggio. Ci sono oggi, dopo anni di attività di rete, contaminazione e coinvolgimento (lavoro fatto fuori dai riflettori mediatici, ma capace di sedimentare relazioni fruttiferi per garantire oltre alle forme autonome di espressione anche una capacità di conflitto e di rapporto con le istituzioni nefande di questa città) tutte le condizioni per affrontare la precarietà esistenziale nei suoi diversi aspetti. Dopo il tempo della denuncia, dopo il tempo dell'orgoglio precario, si cominciano a porre le prime basi non solo per vincere in specifiche situazioni (vedi Sea e operatori sociali) ma per imbastire un piano di azione politica riconosciuta, appoggiata e organizzata dal precariato metropolitano milanese.
Da notare infine che nella manifestazione del mattino, hanno partecipato circa 5.000 persone e la Cgil milanese (per bocca del Segr. Rosati) ha auspicato a partire dall'anno prossimo l'organizzazione di un unico evento. Rosati ha detto testualmente che parlerà con gli organizzatori della MayDay in proposito. Divertente no? Magari la brillante pensata è fare un bel concerto all'Arena nel pomeriggio (come San Giovanni) per svuotare la MayDay…
La MayDay di Milano non è stata l’unica Mayday in Europa. Anche altrove si sono state manifestazioni che hanno riempito di contenuti e di conflitto il primo maggio precario, sempre più restio a farsi risucchiare dalle forme tradizionali del sindacato dei partiti. Da Milano a Napoli, da Helsinki a Siviglia, MayDay, MayDay.
Eppure, eppure…
c’è chi non si accorge che la MayDay ha raggiunto una maturità di autonomia in grado di essere l’unica forma di rappresentazione della condizione precaria nelle sue diverse forme, ci sono siti di informazine di movimento dove non si trova neanche una riga e men che meno un’informazione sulla più grande manifestazione precaria del 1 maggio, non rendendosi che la MayDay non ha bisogno di autoparlanti, ma scrive direttamente tramite una propria free-press – City of Gods – e contratta e autogestisce due pagine sui quotidiani di sinistra, crea scompiglio e subvertising nelle paludate reti di informazione sindacale, sino a far perdere la testa al più grande sindacato italiano
c’è chi sta a calcolare se c’era più gente quest’anno o l’anno scorso,
c’è chi parla di superamento e d’impasse della MayDay perché, magari, non si sono svolte riunioni preparatorie partecipate, senza accorgersi che sono state le reti del precariato sociale a organizzare la MayDay di quest’anno e non le solite reti di movimento,
c’è chi…
Esempi di miopia politica che non vale neanche prendere in considerazione, perché la MayDay tutti gli anni entra in impasse e tutti gli anni si supera e tutti gli anni si rigenera.
La MayDay: comunista / anticomunista / libertaria / liberaria / fordista / postfordista e sti cazzi.
5 maggio, Beppe “bodyguard”
… infine,
a questo link e’ possibile leggere l’intervento di Sergio Bologna (una ventina di pagine) in occasione della MayDay007. Non si tratta di un commento alla MayDay, ma in fondo e' un contributo importante… e come per tutti gli altri commenti, lo riporto cosi’ com’e’, senza volerlo ne’ criticare ne’ condividere.
Una piccola riflessione…
Foti ritiene la mayday riuscita in quanto “riconosciuta” (oltre che perché “Rifonda è stata tenuta a bada”), e negativa per “l’incoerenza nella comunicazione politica” e “una certa stanchezza creattivistica”.
Contro tale visione, la mia opinione è che una (o forse la) caratteristica migliore della mayday sia il superamento della manifestazione simbolica verso una manifestAzione diretta. O, per dirla più terra-terra, il fatto che non sia solo uno strumento comunicativo, ma un’azione politica in senso pieno.
Mi spiego: il bello della parata (ed anche – a mio avviso – una delle ragioni dell’ormai definitivo surclassamento nei confronti della manifestazione confederata) è che non si va in piazza solo per esprimere delle opinioni (sperando che siano “riconosciute” dagli altri), per lanciare messaggi, o per ‘farsi vedere’, ma anche e soprattutto per riappropriarsi fisicamente e concretamente degli spazi. Allo stesso modo, non si è creativi solo per comunicare meglio (o peggio, visto che poi i giornali parlano solo dei tarocchi…), perchè ‘fa figo’, o (nell’ipotesi peggiore) per farsi assumere tra qualche anno dalle grandi agenzie pubblicitarie. Semplicemente facciamo certe cose perchè ci piace farle, perchè è bello fare festa, ballare, travestirsi, sfilare, inventrarsi minchiate, giocare, ecc.ecc.
Ma è evidente che queste cose non abbiano grande importanza per coloro i quali ritengono che il cuore del problema sia “come reticoliamo contropotere” (che a me sembra solo una versione ‘ammodernata’ del “come conquistiamo il potere”)….
ho trovato un po’ di foto in giro…
soprattutto questa pagina che e’ davvero carina, soprattutto per il Genio con il quadro alla finestra!
http://perplitudine.noblogs.org/post/2007/05/01/mayday-mayday-milano-2007-le-foto