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[Zero2] Bendik Giske. 23 novembre. hangar bicocca.

Posted: Novembre 15th, 2024 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , | No Comments »

Un giorno, verso la fine degli anni ’30, Antoine Joseph Sax, detto Adolphe, pensò bene di imporre un’ancia da clarinetto al corpo di un ottone. Scandalo. Già mi immagino i commenti sui social ottocenteschi (ovvero, boh, le taverne? le caserme?): “ai nostri tempi questo non si sarebbe mai permesso! la musica sta morendo!”. L’idea di Sax era quella di far incontrare l’ampia gamma timbrica dei clarinetti con il volume di suono degli ottoni. Era una cosa che lo ossessionava un po’, questa del volume. Qualche anno più tardi avrebbe fornito i suoi strumenti a una banda militare per una vera e propria battaglia di volumi: vinse la banda di Sax benché i musicisti fossero in numero inferiore. Da quelle prime sperimentazioni non è passato nemmeno un secolo, ma il volume dell’ibrido denominato Sassofono ha già infranto i volumi altissimi sognati dal suo inventore.

È qualche anno infatti che, senza bisogno di sfide tra bande, le ambizioni a spingere i sax sempre oltre ha preso piede a livello globale. Affrancatosi dalla libertà assoluta del jazz e dalla rabbia distruttiva del rock, il sax nel nuovo millennio veleggia tutto solo in oceani oscuri, fatti di riverbero e paura. Chi non apprezza le chiama semplicemente ‘scoregge’, e non sarà un caso che “Surrender”, il capolavoro con cui esordì il sassofonista norvegese Bendik Giske, si aprisse con un pezzo intitolato “Ass Drone”.

Da allora Giske, che sul suo sito si definisce un «artista che usa la fisicità, la vulnerabilità e la resistenza come suoi strumenti di espressione», ha trascorso il tempo a spogliare la sua musica, riducendola alla sola colonna di suono che tanto bramava Adolphe Sax. Spogliando la musica, però, Giske ha finito per spogliare sempre più anche se stesso, facendo sì che quella autoproclamata vulnerabilità diventasse la vera protagonista della sua arte. Non so se sia questa fragilità a tenerlo lontano dai palchi, ma fatto sta che Giske dal vivo è praticamente imprendibile, limitato ogni anno a una piccola manciata di festival costosissimi, insostenibilissimi, lontanissimi da noi del sud del continente. L’occasione è unica, insomma, per lui, per la sua resistenza, per l’ennesimo tributo al rumorosissimo regalo fattoci da Adolphe Sax.