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[4/4] maremma mayala

Posted: Dicembre 13th, 2012 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [4/4] maremma mayala

Il senso originario del termine greco “apocalisse” designa l’azione del “togliere ciò che copre o nasconde”, ed indica quindi un disvelamento, qualcosa di ben diverso dallo splatter da fine dei tempi tramandatoci dalla tradizione biblica. La settimana che separa i mayali superstiziosi dalla fine del mondo andrà dunque dedicata alla scoperta di qualcosa di sotterraneo e nascosto. Per noi comuni mortali, invece, destinati ad essere sgozzati sulla cima di qualche piramide a gradoni, resta un’altra settimana di fottuto rock’n’roll, ma la si prenda comunque per buona andare in esplorazione. Se c’è una band, poi, che meglio di chiunque altra può mettere in musica questa fine dei tempi, be’, quelli sono sicuramente i Death in June, con il loro neo-folk industriale, tra il pagano e il nazista, che questa sera suonerà al Theatre di Rozzano; ma pure i Terminal Gods potrebbero dire la loro, e lo faranno al Ligera in una serata gothic punk in compagnia degli Horror Vacui. Di mezzo tra tutto ciò ci sta pure il math-rock globale di Peter Kernel e Verbal al Leoncavallo, l’angolo degli ottimisti.

Il weekend si apre da O’ con lo screening del compositore/musicologo/storico/filosofo/regista/supercazzolo Hartmut Geerken musicato dalla psichedelia acustica del Jooklo Duo; segue un ritorno nella cantina del Ligera per farsi tagliare le ossa dalla poesia di Faust’o Rossi o una radiografia completa ad opera del trio free-tutto Newtone2060 al laboratorio n8. Poi sabato si va ad indagare la fine dei tempi alla Buka, spazio abbandonato da un regno ormai collassato come l’industria discografica e riempito per l’occasione dal primitivismo di Niños du Brasil e Primitive Art e dalla dark-step di Andy Stott. Ma se l’estremo sud-est è troppo lontano per una notte di neve ci si può fermare allo Spazio Concept, dove la crew di Painstream dà musica prima allo spettacolo di danza “Se la pioggia mi nutre” (di Paola Pizzingrilli) con a034 e Nachtwandler e poi direttamente al dancefloor con i suoi mutanti. Per gli allergici al silicio le alternative si suddividono tra la psycho-blues-one-man-band Lewis Floyd Henry al Biko e l’afro free rock di Al Doum & the Faryds, che all’ex Palazzo del Ghiaccio apriranno per la National Fanfare of Kaldebostany.
L’Aperitivo in Concerto domenicale è con il Black Earth Ensemble di Nicole Mitchell, una super-formazione con Hamid Drake alla batteria e Ballakè Sissoko alla kora per un viaggio dall’africa preistorica al breve futuro dell’umanità. La giornata non ha null’altro in programma e pure il lunedì è scarno, se si eccettua il garage rock a caro prezzo dei Dirty Mondays al Santa Tecla.

Molto più ricco è il piatto di martedì 19, che l’apocalisse la declina in più visioni: c’è quella di ricerca, al San Fedele, con l’installazione a tema di Jannis Kounellis, il dibattito e il concerto acusmatico dedicato a Messiaen e Harvey. C’è quella brutale, tra stoner e metal-core, di Converge e A Storm of Light al Factory. E c’è quella in festa, agli East End Studios, dove Vice ha invitato il rapper ciccione Action Bronson e il dj transculturale belga Débruit.
La chiusura di giovedì 20 invece è delicata con la post-dance di Le Rose e Frau Kraushaar allo Spazio Concept… o delicata per niente, con la calata dei barbari di Kubla Khan al Bloom (Mezzago) dove Gordo, Garaliya, There Will be Blood e Pablito el Drito riporteranno l’era moderna al cannibalismo. Maremma mayala.


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