il codice auro (in brossura olandese)
Posted: Ottobre 25th, 2010 | Author: cauz | Filed under: alfabetica, pedallica | Tags: auro bulbarelli, ciclistica, dietrologia, fuori tempo massimo, il giovane rebertelli, recensione, ucronia | 1 Comment »Nel best seller di Mordechai Richler “La versione di Barney” uno dei protagonisti viene interrogato sulla trama del suo romanzo eternamente in lavorazione: racconta di un tipo che si imbarca sul Titanic, che non ha alcun incidente sul percorso e arriva tranquillamente a New York, al suo sbarco gli viene chiesto un parere sul viaggio e questi risponde: “noiosissimo”. Auro Bulbarelli in comune coi bohemien della Parigi del dopoguerra ha solo il gusto per l’eccesso, che nel suo caso viene riversato sulla tavola, ma in “Fuori tempo massimo” la visione ucronica non è troppo differente.In carrellata: Pantani a Campiglio viene incastrato da un complotto Mapei ma viene salvato dall’Uci, VdB vince la Sanremo ’99, Bartoli vince i mondiali di Valkenburg (non ridete…) perchè Camenzind fora sul Cauberg, Bettini vince i mondiali di Plouay e il Ballero la sua ultima Roubaix… e via di seguito, lasciando sempre di più il “realismo” (a parte Bartoli iridato) e spingendosi sempre di più nella fantasia fino alle rivoluzioni all’interno di Uci e Rcs…
Che ciclismo ne esce, in definitiva? Noiosissimo, appunto. E così il libro, che riesce comunque a non respingere l’appassionato delle due ruote, più per la curiosità del riconosce i personaggi (malamente) nascosti che per la trama in sè. D’altronde, chi mai comprerebbe un libro di Bulba se non un appassionato di ciclismo?
Ora qualcuno si starà chiedendo: chi diavolo è Auro Bulbarelli? Altri non è che l’appassionato di gastronomia che mamma Rai ha affibbiato come una piaga egizia ai telespettatori delle due ruote. Un personaggio noto principalmente per le sue performance giovanili a “Doppio Slalom”, per le telecronache di biliardo, per le parentele ben ramificate e per le sue ore di declamazione di guide turistiche ed enogastronomiche di tutto l’entroterra francese… Dallo scorso anno, fortunatamente, spostato ad un ruolo dirigenziale e, invero, protagonista del piccolo miracolo di Raisport2, il primo canale tv che al Ciclismo dà uno spazio degno della sua storia.
Nella sua scarsa professionalità, Aurone ha sempre saputo stupire l’ascoltatore, comunque. Generalmente col suo andare fuori tema, disperso tra reading di guide turistiche e chiacchierate esistenziali con la sua spalla Alessandra De Stefano, talvolta stravolgendo l’analisi delle corse, ma spesso soltanto per la totale autoreferenzialità delle sue cronache. Ed ecco che il libro viene incontro al solito Auro, che non rinuncia a stupire il lettore, e lo fa trascendendo verso il basso, quando, manco fosse Gore Vidal, inserisce tra i personaggi del libro *se stesso*: “La squadra dei cronisti Rai è rinnovata: la prima voce non è più Dazzani, ma il giovane Rebertelli, che sta imparando gli automatismi della diretta con l’esperto e confermatissimo opinionista Zauli. Per le interviste e i servizi dei telegiornali è stata scelta una donna, Filippa Brunelli, una giornalista che ama scandagliare il lato umano degli atleti piuttosto che la loro prestazione agonistica”.
Il “giovane” Bulbarelli probabilmente ha già concluso la sua carriera di scrittore, mentre fin troppo lunga è stata quella di cronista, ma qualche dubbio irrisolto lo lascia da queste pagine. Auro è stato, volente o nolente, testimone di un’epoca drammatica del Ciclismo moderno, quella dell’ultradoping, degli scandali e della repressione selvaggia. “Fuori tempo massimo” tratteggia una vicenda che (risultati agonistici esclusi) può comunque sembrare realistica, almeno nella sua prima parte. E allora viene da chiedersi: è una fantasia dell’autore, un suo desiderio, una raccolta di dietrologie e pettegolezzi o un’ipotesi verosimile?
A pensarci su, il fatto che la domanda resti aperta impedisce di cestinare il libro ad occhi chiusi.
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