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i now walk (into the wild)

Posted: Febbraio 7th, 2008 | Author: | Filed under: videre | Commenti disabilitati su i now walk (into the wild)

zan zin zan… scorre sul velluto della voce di eddie vedder la periferia d’america vista da sean penn. dalla georgia al texas, giu’ per il colorado fino al mar de cortez e poi di nuovo a nord lungo la costa, all’estrema alaska, seguendo lo zaino di un improbabile quanto drammaticamente reale fanciullo.
e’ un film da vedere "into the wild", non perche’ sia chissa’ quale capolavoro cinematografico; penn cerca di inseguire la poesia di malick senza riuscirci, riesce pero’ a tinteggiare un’opera di domanda e di ricerca, disegnandola sugli sfondi che solo la ricchezza dell’ambiente americano puo’ offrire. e’ un film che la sua ricerca te la schiaccia in fondo allo stomaco: personalmente ho avuto bisogno di una notte semi-insonne a rimuginarci e di almeno due giorni di "macinamento" per arrivare a digerirlo in qualche verso. e la forza della pellicola sta tutta qui, nel suo essere cosi’ poco mordi e fuggi. dopo "into the wild" non si puo’ fare un intervallo ed entrare in un’altra sala: e’ un film di spazi fisici che richiede spazio e tempo per essere inteso.

 

alexander supertramp (che in itaglia potrebbe chiamarsi una cosa tipo "giuseppe dik dik") parte dal suo nulla verso non si sa bene cosa, nemmeno si sa bene se ci arrivi, l’unica certezza che ci offre e’ la sua determinazione. puo’ sembrare un personaggio superficiale, sull’onda molto yankee dell’adoloscente problematico alla ricerca di se stesso, e magari lo e’ anche, ma la sua "leggerezza" e’ tutta difesa: alexander non offre nulla a chi gli sta’ attorno, ne’ a chi incontra lungo la strada ne’ paradossalmente allo spettatore in sala. prendere o lasciare, lui comunque va verso la sua meta.



la regia di sean penn e’ intelligente e azzeccata nella prima meta’ del film (o meglio, del viaggio): quando la fotografia si alterna a un montaggio dinamico con frequenti sovrapposizioni di immagini, col trascorrere del film pero’ l’effetto di fa pesante e nel finale diventa quasi fastidioso con tentativi di "flash" quasi mistici.

un discorso a parte va fatto sulla colonna sonora.
confesso che il disco, dopo i primi 10-15 ascolti (effettivamente molto ravvicinati), aveva iniziato un po’ a stufarmi, tanto che era un mesetto che l’avevo smollato, riprendendolo soltanto il giorno prima di vedere il film.
il film che invece da’ una carica decisamente nuova al disco, rendendo la colonna sonora davvero azzeccata, nei toni, nei ritmi e nei momenti in cui si inseriscono i singoli pezzi.
eddie vedder ha ripreso in mano l’esperimento di "dead man walking" di parecchi anni fa, e rinfrescandone il canovaccio ideale ne ha tratto una colonna sonora di altissimo livello, premiata nell’edizione italiana del film dall’intelligente scelta di sottotitolare i pezzi cantati nelle scene prive di dialoghi.
un lavoro perfettamente riuscito e da riproporre, considerando che potrebbe servire a dare anche nuova linfa ai PJ, virati verso uno stile sempre piu’ conservativo negli ultimi tempi…

chi non l’ha visto, lo veda.

 

It’s a mistery to me
we have a greed
with which we have agreed

You think you have to want
more than you need
until you have it all you won’t be free

society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me

When you want more than you have
you think you need
and when you think more than you want
your thoughts begin to bleed

I think I need to find a bigger place
‘cos when you have more than you think
you need more space

society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me

there’s those thinking more or less less is more
but if less is more how you’re keeping score?
Means for every point you make
your level drops
kinda like its starting from the top
you can’t do that…

society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me


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