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[Zero2] TAI Fest #3

Posted: Aprile 13th, 2016 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] TAI Fest #3

Se l’improvvisazione può essere paragonata a un viaggio, in cui partenza e arrivo sono noti ma la strada per congiungerli è tutta da inventare, allora l’improvvisazione radicale è un viaggio di cui si conosce solo la partenza: tutto il resto è da scoprire. Una sorta di arcipelago sonoro in cui navigare, facendo tappa di isola in isola sino ad una terraferma misteriosa. Questa terra si chiama TAI, che sta per Terra Australis Incognita, ed è l’Atlantide verso cui tende la burrascosa navigazione di questi tre giorni. Atlantide non esiste, sia chiaro, e lo sa bene la no-orchestra che ha ideato tutto ciò, ma ciò che conta è il viaggio. Tanto che non avrebbe molto senso citare tutti i (tantissimi) ospiti della rassegna, benché ce ne siano davvero da leccarsi i timpani, a cavallo tra media, generazioni e geografie diverse. Procuratevi un salvagente e imbarcatevi verso TAI, che per farsi sedurre dal facile canto delle Sirene c’è tutta una vita da sprecare.

TAI Fest #3. I nomi in cartellone sono troppi per un elenco, cliccando li trovate. da mercoledì 13 a venerdì 15 aprile 2016. Circolo Masada. Ingresso boh, comunque poco.


-dopo- l’ArKaiKo Trio alla nibiru station

Posted: Febbraio 9th, 2015 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- l’ArKaiKo Trio alla nibiru station

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10603731_1544384949179959_9167483559133199938_n“Come avrete capito, gestire questa situazione è impossibile”. lo dice chiaro e tondo il padrone di casa Cristiano Calcagnile a metà del concerto, e vale più di ogni altra spiegazione. Questo ArKaiKo Trio sono tre batteristi di tre diverse generazioni, un viaggio improvvisato in quasi un secolo di creatività ritmica. e ci sta dentro davvero questa storia: c’è Pasquale Liguori (classe ’27) che è semplice e sovversivo, uno che si fa bastare la batteria perchè così ha sempre fatto, c’è Filippo Monico (’55) che si porta tutti i colori del free dei ’70s, una batteria infinita composta da una valigia di mary poppins di giocattoli e rumori, e poi c’è Calcagnile (’70) che sintetizza quest’evoluzione e la riproietta indietro nella storia tribale della percussione. Senza gestire nulla, perchè è impossibile.
quello che mi ha stupito, a me che sono ignorante, è vedere come cambia il ruolo della cassa, da elemento rafforzativo della dinamica a protagonista centrale indiscusso, ma è un’impressione come un’altra.

(siccome questa rubrica era ferma da tempo, e siccome serve più cazzo, metto una foto della rancid opera della serata precedente)

[*] -dopo- è un tentativo di raccontare i concerti il giorno dopo. in estrema sintesi, giusto per togliere polvere dalla tastiera.