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Live & Loud (053)

Posted: Marzo 12th, 2014 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Live & Loud (053)

pcb5_672-458_resizeIdee per fare quattro salti in giro. O per farne almeno uno, secondo i concerti della settimana.

L’inizio è a passettini, come la rincorsa del salto in alto, domani sera, attaccando dal laboratorio d’ascolto su Stockhausen da O’ alle 19.15 e proseguendo tra il dreampop agrodolce di White Poppy e Bialogard al Ligera e lo spaghetti balkan dei Figli di Madre Ignota al Biko.
Dopodichè si avvista l’asticella del weekend, e venerdì le falcate si allungano, verso ovest con l’improbabile garage-punk zingaro dei Movie Star Junkies al Cox18 o verso nord con la chill-step di Gu Dugong e Machweo al Leoncavallo. O verso fuori città, lungo la ferrovia. Alla fermata Pioltello, al Malabrocca, scendono i Satan is My Brother e il loro post-rock tutto nero. Alla fermata Arcore, che ovviamente è il Blob, s’affaccia dal treno Bob Corn con una chitarra e delle bottiglie di lambrusco.

Lo slancio per saltare ce lo si dà con furia, in un turbine di occasioni che si accavallano l’una sull’altra, come questo venerdì in cui non resta che chinarsi all’obbligo di scegliere. Tra il folk oscuro di My Dear Killer e l’elettroacustica di Stefano de Ponti a Medionauta, il jazz-rock atletico dei Junkfood al 75beat, il veleno chitarristico di Amaury Cambuzat che rilegge in solo gli Ulan Bator al Marelli79 (Sesto S.Giovanni) e il dedalo di tarli che si mangiano i muri del Magnolia (Segrate) al Woodworm Festival con Bachi da Pietra, Julie’s Haircut, Fast Animals and Slow Kids, Crazy Crazy World of Mr. Rubik e Umberto Maria Giardini. E non è mica finita qua, c’è la notte che avanza, e le ore piccole che portano al Cox18 con l’hip-hop stradaiolo di Oddatee o al Tunnel con il tocco delicatamente funk di Jimmy Edgar.

Il colpo di reni domenicale richiede il devastante sforzo del risveglio presto per essere alle 11 al Museo del Novecendo dove Luca Avanzi e Corrado Rojac suonano le “musette” di Donatoni, dopo il quale inizia la caduta, che in serata si accompagna con il folle carrozzone art-rock degli Oranssi Pazuzu al Magnolia (Segrate), con il folk-rock meticcio di Adine Shah al 75beat o con le tigri della Malesia, nel senso dello shoegaze psichedelico dei Mystical Communication Service all’Agorà di Cusano Milanino.

La caduta è silente, impercettibile come un lunedì 17 in cui c’è l’indie folk di Nicolas J.Roncea al Gattò e poco altro. Ma il problema della caduta, come insegnava un tamarrissimo film degli anni ‘90 è l’atterraggio. E il materassone blu della settimana è un martedì sera che inizia presto all’aula magna della Statale con l’Orchestra dell’Unimi che esegue Arvo Part, Sibelius e Berwald per poi migrare ad un Lo-Fi post-krauto con i berlinesi Blue Angel Lounge.

E poi rialzarsi e trovare un mercoledì sera grasso come fosse carnevale con i colori acid-indie dei Deerhoof al Biko, tutta una roba di oscurità post-hardcore al Lo-Fi con Eskimo Callboy, IWrestledabearonce, Her Bright Skies e To The Rats And Wolves e soprattutto il futurismo sbilenco, verrebbe da dire steam-prog, dei Public Service Broadcasting che espongono tutta la loro collezione di farfalle al Magnolia (Segrate).


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