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[Zero2] Rite, Alabaster de Plume. 09 marzo. Novara jazz.

Posted: Marzo 1st, 2024 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , | No Comments »

«Pierino, qual è la capitale italiana del jazz?… Sbagliato, Pierino. E no, una pernacchia non vale come risposta».
«Qualcun altro? Chi alza la mano? Tu, lì in fondo… esatto! Non fate quelle facce. La capitale italiana del jazz è Novara. E da tempo, ormai».

L’interrogazione è decisamente immaginaria; manco da troppi decenni dalle scuole dell’obbligo, ma non penso di sbagliarmi nell’immaginare che la geografia della musica non sia ancora, purtroppo, entrata nei programmi ministeriali. Ma per quanto immaginaria sia, parte da un presupposto ormai lampante, perché quello che ha fatto Novara Jazz sull’intera scena nazionale in questi vent’anni è qualcosa che meriterebbe sì di entrare nei libri, se non in quelli di geografia almeno in quelli di storia. Il prossimo passaggio è il rinnovo di una lieta iniziativa, ormai già divenuta consuetudine: quella dei cosiddetti “Weekender”, che distribuiscono alcuni pezzi grossi dell’impro mondiale anche nelle stagioni meno festivaliere. E quando si parla di grossi calibri, il pensiero corre veloce a Mats Gustafsson, uomo immagine del jazz radicale, rumoroso, brötzmaniano dei giorni nostri. Gustafsson che arriva dalla Svezia profonda, isola felice per chi ama fare casino con la musica del diavolo, e che a Novara incontra Zoe Pia, clarinettista nata e cresciuta in Sardegna. Ecco, nel modulo due di quell’immaginario corso di geografia sarebbe il caso di spingersi nell’entroterra sardo, per comprendere come anche l’isola tirrenica sia divenuta una fucina di talenti jazzistici (chissà quanto aiutata da un altro festival che ha fatto da riferimento a tutto il Paese per un paio di decenni). Il nuovissimo duo si chiama Rite, e come un rito si propone: sacro e dirompente. Rituale come il concerto di Alabster DePlume, che quando sale sul palco impugna il sax tutto storto e decanta la gioia di vivere, l’amore, la solidarietà come strumenti di una nuova religione meno divina e più umana, o forse che spinge l’umano verso il divino. Una religione che se dovesse diffondersi nel mondo potrebbe stimolare nuovi luoghi di culto e pellegrinaggi, e uno di questi sarebbe indubbiamente verso Novara.

 


[Zero2] Jazzmi. dal 12 ottobre al 5 novembre. in giro.

Posted: Ottobre 2nd, 2023 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Jazzmi. dal 12 ottobre al 5 novembre. in giro.

Ho trascorso le ultime settimane in un piccolo paese semi-spopolato sulle colline. Il paesaggio sonoro era composto dai versi degli animali, dai macchinari al lavoro nei campi, dalle urla dei giochi di bambini lontani, dalle frasche degli alberi agitati dal vento, e dalle campane. Nelle aree interne succede ancora: i campanili si attivano regolarmente, ogni ora, o quasi. Perché le campane, benché non esistano più i campanari, si insinuano nell’orizzonte portando con sé la tradizione, vero, ma innervandola di un non so che di improvvisazione, quasi di caoticità. Così c’è quella che salta qualche ora, imprevedibilmente, quella che ogni tanto batte le :00 ma altre volte le :04, o le :02, o tutte e tre; quella che fa le mezz’ore ma solo in certe fasce orarie; quella che alterna, senza un filo logico, melodie differenti.

A Milano le campane suonano di rado, la genuinità del paesaggio sociale è stata soffocata negli anni dal cemento e dal mercato, ma se si dovesse scegliere un momento per far suonare tutte le campane di Milano, a chiamata e a festa, be’, quel momento sarebbe l’arrivo di JAZZMI. Sarebbe un benvenuto alla vita, a chi torna in città e a chi vi transita, perché JAZZMI è questa cosa qui: uno dei rarissimi motivi per cui vale la pena abbandonare le colline e ridiscendere a Milano. In una città sempre più rassomigliante a una silenziosa e immutabile distesa d’asfalto, dove la musica suona soltanto sottoterra e le strade sono state svuotate dalle persone per dare spazio e precedenza esclusivamente alle merci, ecco che per tre settimane abbondanti torna, finalmente, il rumore.

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[Zero2] Jazzmi 2021. Dal 22 ottobre. In giro.

Posted: Ottobre 21st, 2021 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Jazzmi 2021. Dal 22 ottobre. In giro.

“Almeno ci abbiamo provato”. Si chiudeva così il comunicato di JazzMi 2020, interrotto in anticipo per l’imposizione di un tetro coprifuoco che non si vedeva dai tempi delle guerre mondiali. E non era stato un provarci da poco, visto il panorama post-bombardamento che circondava le iniziative musicali a Milano. Certo, per provarci erano necessarie tante condizioni su cui pochi potevano contare. Resta il fatto che JazzMi almeno ci aveva provato, e continua a provarci.

Un anno dopo, senza coprifuoco ma con un moltiplicarsi di barriere visibili e invisibili, che inevitabilmente si riflettono sul contenuto, resta uno straordinario segnale di audacia e tenacia. E allora andiamo a vedere cosa c’è dentro la coraggiosa scatola di JazzMi 2021. C’è tanta Italia e tanto pop italiano, scelte obbligate in un momento così respingente per chi viene da lontano, ancor di più per chi ci arriva con le proprie forze. Ma il bello delle scatole così profonde è che ci sono sempre degli angoli in ombra, da cui balzano fuori le sorprese. Read the rest of this entry »


[Zero2] Jazzmi 2020. Dal 22 ottobre. In giro.

Posted: Ottobre 14th, 2020 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Jazzmi 2020. Dal 22 ottobre. In giro.

È difficile esprimere con parole la sensazione che ho provato nel ricevere la notizia che quest’anno ci sarebbe stato JazzMi. La nota di presentazione del festival parla di “coraggio, solidarietà, tenacia e unione”, ma c’è qualcosa di più nella ricetta di quest’iniziativa. C’è la follia, il sogno, l’utopia. C’è lo stimolo a inseguire sempre l’orizzonte, anche quando l’orizzonte si sposta più lontano, anche quando non lo si vede proprio più. È inutile girarci attorno, il 2020 è stato ed è un anno di merda per noi appassionati di musica, il peggiore delle nostre vite.

Si potrà osservare che ci sono problemi più importanti, che davanti alle emergenze tutto dovrebbe passare in secondo piano, e sarebbe un’osservazione corretta. Ma non si può vivere lasciando ciò che si ama perennemente in secondo piano, non si può rassegnarsi alla staticità dell’emergenza, non si può smettere di guardare verso l’orizzonte. JazzMi nel 2020 è questa cosa qua, è una corsa allegra e sfacciata verso il futuro. E poco importa se ci sarà meno pubblico, se staremo distanti, se i grandi nomi dall’estero non saranno tutti quelli a cui ci siamo abituati (fin troppo bene). Importa il desiderio, e la fantasia con cui costruire le strade per realizzarlo.

E adesso avrei dovuto scrivere di chi suonerà a JazzMi, di un programma che nonostante tutto è ancora grasso e nutriente, di Paolo Angeli e The Comet is Coming, di Sarathy Korwar e Don Karate, ma ho già scritto troppo e in fondo cosa importa. Andate a sentire quello che vi pare, e quando non sapete cosa scegliere abbandonatevi al caso. Cadrete comunque in piedi, farete comunque felici le vostre orecchie, ma soprattutto darete una scarica di energia al vostro cuore, che è l’organo insostituibile per rimettersi in cammino verso l’orizzonte.

 

Jazzmi 2020. Dal 22 ottobre al primo novembre, in giro per milano.

 

 

 


[Zero2] Jazzmi 2019.

Posted: Novembre 1st, 2019 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Jazzmi 2019.

È stata nella pigrizia sonnacchiosa di un pomeriggio d’estate, bevendo birre in riva al fiume senza nemmeno provare a mantenerle fresche, l’ultima volta che ho sentito qualcuno chiederlo: «Cos’è il jazz oggi?». Si parlava di festival imminenti e di dischi acquistati o scaricati, di musica del presente e tangenzialmente di jazz. Ma non appena si arriva al jazz, ecco che spunta la domanda. E diventa un casino, perché ci si aspetta una risposta. Meglio cambiare discorso, ingollare mezza birra calda per procurarsi l’urgenza di andare a prenderne un’altra: lasciar cadere nel vuoto un dibattito che si protrarrebbe inevitabilmente sino all’alba. O lasciare la risposta al jazz. Ci sono festival che sembrano fatti apposta per avventurarsi in cerca della soluzione, arricchendo di voci il dibattito. JazzMi è uno di quelli: sin da quando è entrato in maniera dirompente nell’autunno cittadino ha inoculato nei timpani dei milanesi un ricco catalogo della musica del Diavolo. Ora si appresta ad aggiungere un nuovo tomo alla collezione, imboccando ancora una volta strade differenti, in quella che pare diventata da subito una felice abitudine, quasi un’ispirazione.

Perché il jazz è bello perché è vario, e JazzMi sembra averlo perfettamente compreso, trovando così la chiave per far breccia anche in un pubblico inafferrabile come quello milanese, capace di saltuarie esaltazioni e costante indifferenza, anche davanti a nomi di comprovata fiducia. JazzMi risponde conseguentemente inserendo (quasi) tutti gli elementi in programma, forte della certezza che la curiosità aizza l’appetito. Certo, l’edizione di quest’anno è forse quella che guarda di più al passato rispetto a quelle viste sinora, ma l’ampiezza della proposta si coglie mettendo i programmi delle varie annate in fila, sommandoli uno all’altro. Il tema del 2019 d’altronde sembra essere la celebrazione degli anniversari in ogni campo, in un clima non da fine della Storia ma da ripartenza. Quarant’anni fa moriva Charles Mingus? Ecco la Mingus Big Band. Indubbiamente il jazz è memoria, tanto è forte il suo legame con la tradizione e con chi ha sempre saputo sfidarla, e continua a farlo. È il caso di quello che potremmo definire l’headliner di questa edizione, Archie Shepp, che a 82 anni suonati (mai termine fu più azzeccato) non ha ancora intenzioni di arrendersi, e forse nemmeno di calmarsi. È una di quelle leggende viventi che accompagnano lo sviluppo del jazz facendosi testimoni di una storia, e non è il solo in cartellone. E in programma come lui ci sono due capostipiti del nerdismo più affascinante come Herbie Hancock e John McLaughlin.

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