indice . . .

[Zero2] Makaya McCraven. 20 luglio. Triennale.

Posted: Luglio 20th, 2023 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , | No Comments »

Per quanto diversamente possano sostenere i machos del sex, drugs and rock’n’roll, per quanto possano raccontarsela muscolosi rapper fuori dal tempo, per quanto possano osteggiarla cantanti pop dai bacini in perenne ondeggiamento, non vi è nulla di più sexy del jazz nel mondo della musica, non prendiamoci in giro. Se la cosa ancora non ti convince, beh, prova a chiedere a Makaya McCraven. Anzi, prova anche solo a mettere su un disco di Makaya McCraven. Ancora meglio, prova ad andare a vedere . Basteranno pochi minuti per rendersi conto che quel brivido è partito certamente dalle orecchie ma ben presto si è insinuato nelle mutande. Senza possibilità di resistervi.

Cresciuto a pane e musica da papà Stephen, allievo di Max Roach e a lungo tempo sodale di Archie Shepp, e mamma Agnes Zsigmondi, flautista di musica tradizionale ungherese, Makaya è già diventato un faro per il jazz contemporaneo, quel miscuglio di spiritual, free, cut-up, post-rock, soul, tradizioni etniche e musiche per organi caldi che ha fatto scoppiare cuori e orecchie di tutti gli appassionati, pescando in una tradizione profonda e stravolgendola, guardando con decisione oltre l’orizzonte. Lui la chiama “organic beat music“, con una buona sintesi in cui il beat sta al centro, perché Makaya è sì uno straordinario compositore, ma resta soprattutto un percussionista. Il suo talento sta nel battere e nel far battere, cuori e inguini. E mani e martelli, menti e bastoni, perché l’erotismo è amore, e dall’amore nascono le rivolte, le rivoluzioni. E come ci insegna la lunga storia del jazz, ancora ben lontana dai suoi capitoli conclusivi, non c’è nulla di più sexy di una rivoluzione.


[Zero2] Radicants. 15 marzo. Triennale.

Posted: Marzo 15th, 2023 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Radicants. 15 marzo. Triennale.

Si chiama Radicants l’incontro tra Ballaké Sissoko e Lorenzo Bianchi Hoesch, e a pensarci bene, ad ascoltare bene quel poco che questo duo, il cui progetto è fresco di nascita e con un disco ancora da registrare, dà esattamente l’impressione che sia tutta una questione di radici. Radici diverse, lontanissime ma trovatesi a contatto nel terreno globale, intrecciatesi in una relazione difficile, talvolta conflittuale, ma che ha finito per farsi spazio e crescere alla ricerca del sole. Le radici di Sissoko abbiamo imparato tutti a conoscerle bene, nel corso di un quarto di secolo abbondante di musica, dalle orchestre del Mali fino a un continuo peregrinare nel mondo, tra blues, jazz e canzoni; musica fatta di elementi semplici, come ricorda lui stesso: dieci dita e 21 corde. Le radici di Hoesch sono forse più oscure, annidate in circuiti di silicio grazie ai quali ha composto a lungo musica per teatro, danza o installazioni. Il risultato dell’intreccio è un processo trasformativo, in cui è la kora di Sissoko a prenderti, cullarti e portarti al largo, ma quando sei lì che galleggi rilassato è l’elettronica di Hoesch a tirarti bordate, onde anomale che perturbano l’equilibrio e ti portano fuori rotta. E così facendo, ti portano a scoprire destinazioni nuove.


[Zero2] Daniel Blumberg with Billy Steiger & Tom Wheatle. 19 marzo. triennale.

Posted: Marzo 1st, 2019 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Daniel Blumberg with Billy Steiger & Tom Wheatle. 19 marzo. triennale.

Daniel Blumberg non ha nemmeno 30 anni – ogni volta che noto questa cosa rimango scioccato. Gli manca poco, poi rimarrò esterrefatto nel constatare che Daniel Blumberg non avrà nemmeno 40 anni. È stupefacente pensare che un artista così giovane riesca a essere non solo così maturo, ma anche così completo, quasi ancestrale. È come se nella musica di Blumberg ci fosse tutta la musica precedente a Blumberg, molta più di quella che si può ascoltare e interiorizzare in meno di tre decenni di vita.

Per superare lo stupore sono andato a vedere le foto di Daniel Blumberg, sperando fino all’ultimo che mentisse, che avesse un passaporto falso come i calciatori sudamericani di qualche tempo fa, che fosse alla guida di una cospirazione internazionale per ritoccare le età dei musicisti londinesi. E invece no, magari non li porta benissimo, ma Daniel Blumberg ha davvero meno di 30 anni. Ha davvero un solo, bellissimo, disco solista alle spalle (dopo quelli con Cajun Dance Party, Yuck, Heb-Hex e Guo). Ha evidentemente ancora tanto da imparare, ma molto meno di tutti noi, a cui potrebbe dar lezioni di ideazione, composizione, ascolto e magia per i decenni che verranno. Ad ogni ascolto di Daniel Blumberg mi sento più vecchio, più sterile, più inutile.

Basterebbe questo per odiarlo, starne il più lontano possibile, se non fosse che il primo a lamentarsi sia lui stesso. Daniel Blumberg che ha chiuso “Minus” con una lunga invettiva sull’abituarsi a essere più vecchi, e più fuori di testa, più esauriti. Allora invecchia presto anche tu, Daniel. Invecchia così, tanto anche a giocare a bocce o a guardare cantieri sarai sempre più bravo di chiunque altro.

 

Daniel Blumberg with Billy Steiger & Tom Wheatle. giovedì 19 marzo, CRT triennale. Euri vari.


-dopo- Terry Riley al CRT (o come cazzo si chiama ora)

Posted: Settembre 12th, 2016 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- Terry Riley al CRT (o come cazzo si chiama ora)

[*] un’oretta di montecarlo nights, poi un po’ d’Africa.
il maestro californiano non meritava una sala con così tanti vuoti lassù, dopo anni di attesa, ma i così tanti pieni quaggiù non meritavano un concerto così timido, indeciso.

si inizia con the rileys: papà arriva col bastone ma, parliamoci chiaro, chi non si muoverebbe sempre col bastone se potesse? si siede al piano e suona il piano. sì, ecco, “suona il piano”. il duetto con la chitarra di figliuolo gyan funziona tutto, sta ben incastrato nei confini della scatola, dove la chitarra ricuce i passaggi da ricucere ma non spinge mai verso l’esterno. tanto da finire in certi momenti a ricordare uno stantio piano jazz radiofonico. Read the rest of this entry »


[Zero2] Kodò. Dal 5 al 7 febbraio. CRT.

Posted: Gennaio 24th, 2016 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Kodò. Dal 5 al 7 febbraio. CRT.

Chiunque ami i concerti di percussioni, i Kodò già li conosce bene e va a sentirli ogni volta che può. Chi invece odia le percussioni, probabilmente i Kodò non ha mai avuto il piacere di vederli dal vivo, altrimenti avrebbe già cambiato idea. Kodò è l’ensemble percussionistico per eccellenza nel panorama nipponico. Un simbolo di questa disciplina a livello planetario ma pure un ambasciatore ideale del suo paese, di una storia lunga e tenace che nemmeno la cattiveria di una Natura violenta, di vulcani, terremoti e tsunami, è mai riuscita ad arrestare. Da oltre trent’anni, una garanzia di mazzate, eleganza e forza bruta.

Kodò. da venerdì 5 a domenica 7 febbraio 2016, orari variabili. Teatro CRT- Triennale. Prezzi elevatissimi.


Live & Loud (024) – dove tra una zanzara e l’altra non si capisce un cazzo

Posted: Luglio 3rd, 2013 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Live & Loud (024) – dove tra una zanzara e l’altra non si capisce un cazzo

L’avete vista? L’avete sentita? Sì, era una zanzara. Maledetta. Ora i concerti vanno -quasi- tutti all’aperto, ora decidete se cercare gli spazi chiusi o investire sul repellente più affidabile sul mercato, sempre che esista.

Tra i luoghi dove la zanzara prolifera, più di ogni altro, non si può che segnalare il Magnolia, sulle rive del vivaio per insetti noto come Idroscalo. Sarà dura però la serata di domani per loro, perchè le bordate che lanceranno i Neurosis saranno in grado di abbatterle con il solo spostamento d’aria, sempre che i volumi siano sufficienti, ed è difficile. Un ambiente poco più riparato, ma decisamente più alcoolico è tra i pistoni di birra del Birrificio La Cruda, che si scalda con l’afro-beat dei Baxamaxam e i vocalizzi di Adele H. Nel frattempo al Castello Sforzesco inizia il festival UnoJazz, tre serate con pochi nomi eccellenti, il meglio è con Jan Gunnar Hoff venerdì sera.

 

Read the rest of this entry »