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[4/4] la pagina della sfinge

Posted: Gennaio 3rd, 2012 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [4/4] la pagina della sfinge

Gennaio e’ un mese maledetto, che parte lento, lento, lento come fosse un effetto obbligato degli hangover post-capodanno… se a tutto ciò si aggiunge il destino, cinico e baro come sempre, di un’annata che si trascinerà costantemente sul leit-motiv di una fine del mondo più volte promessa e mai raggiunta, be’, si capisce che l’entusiasmo non sale alle stelle. E di fronte al calendario delle prossime settimane, il governo Monti pare più frizzante del Drive-in. La fortuna che ci tiene in piedi è quella di avere pochi angoli di affidabilità assoluta, e dove tutti si fermano questi rilanciano.

L’annata si apre come tutte le altre, con un’abitudine consolidata, l’appuntamento del 3 gennaio al Blob di Arcore, occasione buona per ascoltare Bob Corn e Comaneci… e pure per rinnovare l’imprescindibile tessera Arci, gabella ormai necessaria per ascoltare musica a Milano, gabella che è sempre meglio devolvere a circoli piccoli, ancora legati alla qualità delle proposte che fanno e non al conteggio del numero di paganti. Read the rest of this entry »


[4/4] one more pogo

Posted: Febbraio 18th, 2011 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [4/4] one more pogo

Belin che voglia incredibile che avrei di pogare. Senza esagerare, senza violenza o gomiti alti, solo il puro caos dell’ammassarsi di carni umane una contro l’altra, corna al cielo ed headbanging fino ai crampi al collo. Perchè il pogo, e l’headbanging in minor misura, è una creatura scomparsa. Un fantasma estintosi con il tramonto di un secolo, con il finire di quel decennio strafighissimo che furono i 90s, almeno dalle nostre parti. L’ho trovato ancora ad altre latitudini il pogo old-school, a San Francisco quest’estate ho rivisto 20 metri di bolgia di sottopalco da commuoversi, ma qui neppure gli Slayer ce l’hanno fatto. Oggi sotto i palchi c’è solo un lento ondeggiar di mani che spingono in alto display luminosi, telefoni mobili e macchine fotografiche, annacquati spesso in un chiacchiericcio distratto, complici i volumi da cameretta.
E per ritrovare la bolgia, qualla vera, bisogna cambiare lande oppure inseguire qualche vecchiaccio che la scarica energetica riesce a dartela ancora tale e quale, a prescindere dalle condizioni al contorno. Vecchiacci del genere, tra i miei preferiti, sono gli Wire, una leggenda suonante davanti ai quali qualche estate fa, sotto un torrido tendone di Benicassim, vidi esplodere l’inferno. Spero continuino ad avere lo stesso effetto, la prova è mercoledì 22 al Bloom di Mezzago.

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