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[Zero2] Tinariwen. 12 luglio. Villa arconati.

Posted: Luglio 1st, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Tinariwen. 12 luglio. Villa arconati.

Era da un po’ che avevo perso di vista i Tinariwen, lo confesso. Dalla sbornia elettrica dei due gioielli d’esordio sono passati quasi 15 anni, e per questa musica è parso più di un secolo. Riprendere i Tinariwen oggi significa dimenticarsi dell’impatto che fu a quei tempi, quando l’Africa arrivava alle nostre orecchie solo dal calderone della “world music” e questi battaglieri tuareg ci gridarono che il rock’n’roll ha una globalità da accettare, accogliere, incoraggiare. Per ripartire li ho cercati su Google: l’anteprima del loro sito da motore di ricerca dice “An error occurred”. Sarà un problema del webmaster, ma ci sta, eccoli i Tinariwen: un errore che è avvenuto. Un disturbo, un’interferenza a deviare un percorso già obbligato all’interno di confini sia geografici che mentali. Il nuovo album, traboccante ospiti, si intitola Elwan, che in Tamasheq significa “elefanti”, e avanza con lo stesso passo lento e travolgente di un pachiderma. Un blues ipnotico e militante, meno furioso che quindici anni fa, ma ugualmente incazzato. E per quanto sia registrato in giro per il mondo, è inevitabile continuare a pensarli lì, tra le dune del deserto, dove non ci sono tralicci all’orizzonte, ma può bastare la rabbia per portare l’elettricità.

Tinariwen. mercoledì 12 luglio. Villa arconati. tanto denaro.


[Zero2] Terry Riley. 11 settembre. Teatro dell’arte.

Posted: Settembre 11th, 2016 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Terry Riley. 11 settembre. Teatro dell’arte.

«Plin plin plin plin» – «Chi è che mi sta svitando il cervello?». Il dialogo è tratto da una storia vera, da un cambio palco in tarda notte nei pressi del mixer di un piccolo festival. Momento di rilassamento tra una band e l’altra, il silenzio è riempito da In C, dalla sua raffica mononota, un bouquet di minimalismo e ripetizione, cui abbandonarsi alla deriva. Se ci si concentra sull’ascolto, ovviamente, perchè in caso contrario il risultato è quello di farsi trapanare il cervello. Terry Riley, maestro venerato del minimalismo su scala universale, compose In C nel 1964, non si sa con quale dei due intenti verso il pubblico. Il suo atteso passaggio in Italia potrebbe finalmente aiutarci a capirne le intenzioni, quando eseguirà il suo primo capolavoro nell’interpretazione che meglio ne riflette lo spirito dei tempi, accompagnato da un ensemble di musicisti tradizionali del Mali. Una calda escursione desertica a bordo dell’Africa Express, senza il clangore metallico dei treni californiani ma trascinando i piedi nella sabbia, nella speranza di arrivare al mare. Per chi al termine si ritrovasse il cervello ancora avvitato, o solo ancorato nella sua deriva, la serata si completa con The Rileys, il duo che il vecchio maestro condivide con il figlio Gyan. Una volta sganciati gli ormeggi, chiudete gli occhi e seguite la corrente: all’orizzonte, in un’aria ormai fattasi curva, potrete scorgere l’arcobaleno.

Terry Riley. domenica 11 settembre. Teatro dell’arte (Triennale). 30 euri.