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[Zero2] Hainbach, Kondand Sprenger. 26 febbraio. Teatro San Fedele

Posted: Febbraio 26th, 2024 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , | No Comments »

L’ultima volta che sono stato al San Fedele, un mesetto fa, ho scoperto un nuovo bagno. Un po’ nascosto, ma più comodo, accogliente, meno affollato di quelli che avevo usato negli anni precedenti. Non è la prima scoperta sorprendente che faccio al San Fedele. Non sarà l’ultima. Anzi, potrei ben dire che ogni appuntamento di ascolto, lì, in mezzo all’acusmonium, sia stata una scoperta, che fosse uditiva, sociale, tattile, spaziale, olfattiva, viscerale, onirica, architettonica o emozionale. Per questo ormai non ho più dubbi se andare o non andare al San Fedele, nei miei lunedì liberi: il più delle volte non controllo nemmeno il nome di chi suona, non mi prendo il disturbo di andare ad ascoltare prima la musica che verrà proposta, anzi… come diceva Damo Suzuki, che qualche giorno fa ha lasciato il pianeta Terra per proseguire il tragitto della sua esistenza in altre dimensioni, “andare a un concerto sapendo cosa aspettarsi è come andare allo stadio sapendo già il risultato della partita”. Leggo dalla scheda di presentazione che stavolta tocca a Hainbach e Konrad Sprenger, due berlinesi dediti uno alla monipolazione di nastri magnetici e l’altro all’espansione dei suoni della chitarra (già noto alle orecchie di tanti per il gioiellino di matematica futurista “Stack Music”, del 2017). Mi sembrano due ottimi punti di partenza, non chiedo di più; mi fermo qui, il resto voglio scoprirlo con il mio corpo. Grazie a Inner Spaces ho partecipato a concerti splendidi e ad altri terribili, ma non c’è una volta che non abbia spalancato una porta nuova. Chissà dove porterà la prossima.


[Zero2] Konrad Sprenger. 22 gennaio. Standards.

Posted: Gennaio 19th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Konrad Sprenger. 22 gennaio. Standards.

Konrad Sprenger suona la rumba. Anzi no, è un neo-classico. No, aspetta, questa è techno… E allora che ci fa sto chitarrino? Se uno volesse mettersi ad ascoltare Joerg Hiller, in arte Konrad Sprenger, in maniera etichettatrice, sarebbe spacciato. Ogni pochi secondi il suo suono va altrove, come un rabdomante ipercinetico ha seguito ciascuna intuizione senza paura di cambiare strada a ogni passo, sino ad arrivare a Stack Music, il suo ultimo album, risultato di ben otto anni di gestazione, più algebrica che melodica. Dal mélange caotico degli esordi, Sprenger è riuscito a estrarre una convergenza di onde, che pur continuando a fluire in direzioni differenti seguono un sentore comune. Il risultato è qualcosa di straordinariamente classico, verrebbe da dire tradizionale, per i nostri tempi. Un’ambient schizzata o un kraut al rallentatore, nei cui anfratti si cela lo stesso retrogusto teutonico delle brass band dell’Oktoberfest, quelle che si ascoltano da sbronzi agitando le braccia come operai di qualche industria automobilistica in libera uscita. Cosa che nessuno ci vieterebbe di fare nemmeno a Standards, se non fosse che davanti non avremmo degli ottoni ubriachi ma un uomo con una chitarra elettrica modificata, strumento unico e multiforme in grado di intrecciare ritmiche semplici e complesse con droni e sonorità cosmiche. Capace di guidarci all’improbabile scoperta della musica che avremmo potuto sentire nel 1800 se l’elettronica non fosse stata scoperta così tardi.

Konrad Sprenger. lunedì 22 settembre. Standards. 5 euri, credo.


Live & Loud (103)

Posted: Maggio 6th, 2015 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Live & Loud (103)

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Se l’italia è il regno dell’assurdo, Milano non perde occasione per dimostrarsi la sua città-simbolo. Solo qui una manifestazione di 50mila persone che rilanciano un’idea di città contro e oltre la truffa di Expo riesce ad essere dimenticata per 3 vetrine e 10 auto che bruciano. Solo qui l’agghiacciante mediocrità di un Bocelli riesce ad essere riverita come grande iniziativa culturale. Solo qui un sindaco catacombale come il tristo Pisapia riesce a guidare 15mila servi della gleba a testa alta, pronti a mettersi una scopa in culo per ramazzargli la stanza, in una marcia che fa il paio con i quadri Fiat; a 35 anni di distanza ma guidata dalle stesse mani, quelle democraticissime che un tempo si definivano cristiane e oggi manco quello. In marcia per compiacere chi ne voleva fare la nuova Berlino, ma intendeva la Berlino Est di Honecker, con i suoi muri grigi ad immagine di un popolo forzato al silenzio. Una metropoli di merda, che dovrebbe ringraziare chi ancora resiste, e cerca di vivere in una città dove all’ora dell’aperitivo non ci siano spargimenti di sangue, o di detersivo.
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