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[Zero2] Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp. spazio teatro 89. 22 marzo.

Posted: Marzo 12th, 2025 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , | No Comments »

L’ultima, e ahimè unica, volta in cui ho avuto l’occasione di assistere a un concerto dell’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp fu in un bel festival della provincia padana. Un festival istituzionale, all’aperto, con le file di seggioline in plastica che si agganciano l’una all’altra, il pubblico con le gambe accavallate e gli applausi puntuali tra un brano e l’altro. Immagino che l’Orchestre suoni spesso in questi contesti, non foss’altro per le sue dimensioni di “ingombro”, e immagino che finisca sempre allo stesso modo: con le seggioline che ben presto si ritrovano ugualmente in fila ma senza più natiche a scaldarle, e il pubblico di ogni età che si fa largo tra i corridoi di passaggio e il sottopalco per sculettare gioioso. Nulla che non accada a numerosi altri live, a tutte le volte che l’energia danzante rompe la stasi di concerti più ingessati. L’unicità del caso viene dal fatto che sia un’orchestra a rompere le righe, e ancora di più un’orchestra proveniente dalla Svizzera.

In realtà, l’Orchestre non è sempre stata davvero un’orchestra. All’inizio era soltanto un nome ironico, immagine fedele dello stile giocoso di un progetto che si ispirava a certa psichedelia pop di scuola Stereolabiana tanto quanto alle ritmiche delle feste centrafricane. Ci sono voluti dieci anni perché l’organico si allargasse così grassamente, crescendo giorno dopo giorno in quel sottobosco che non ti aspetti da una città come Ginevra. Almeno, non me lo aspettavo io, che a Ginevra non ci sono mai stato, ma che a un certo punto ho scoperto con le orecchie, esplorando paesaggi sempre sorprendenti, grazie a locali avanguardisti, festivalini radicali, etichette esplosive come Les Disques de Bongo Joe, che ha adottato l’Orchestre sin dal 2018 e che in questi stessi giorni festeggia i suoi 10 anni di vita. Il concerto dell’Orchestre arriva proprio nel bel mezzo di una festa, che ‘ginevrerà’ già dal giorno precedente, passando da un incontro e dj set nel pomeriggio da Volumebk, da cui muoversi tutti insieme, appassionatamente e con spirito di gratitudine, verso lo Spazio Teatro 89.

Qualche tempo fa ricordo di essermi imbattuto in un articolo sulle cellule totipotenti. Non ci capii granché ma rimasi colpito dall’esistenza di queste cellule che possono svilupparsi con nature diverse a seconda di ciò che richieda l’organismo in quel momento. L’Orchestre si autodefinisce “onnipotente” (omaggiando col suo nome proprio le orchestre africane), eppure è proprio alla totipotenza che mi ha fatto pensare: a una natura ibrida, indefinita, che si crea nel qui e ora di un flusso energetico e creativo. Come se tutto fosse costantemente sotto controllo e fuori controllo allo stesso tempo. O, per dirla con il titolo del loro album più bello e politico: We’re OK. But we’re lost anyway. Alziamoci dalle sedie e andiamo a perderci.

[Zero2] Fire!. spazio teatro 89. 16 marzo

Posted: Marzo 11th, 2025 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , | No Comments »

Il sito dei Fire! si chiama earthwindand.com. Credo che basti questo dettaglio piccolo e allegro a spiegare come sia un progetto a sé nella sconfinata produzione musicale di Mats Gustafsson e forse dell’intera, rumorosissima, scena impro scandinava che, camminando sulle spalle dei giganti che li hanno preceduti, ha fatto a brandelli il jazz negli ultimi 30 anni. Perché se gli altri progetti del sassofonista svedese sono tutti improntati, chi più chi meno, all’uso del martello pneumatico, a un’aggressione sistematica agli schemi che ancora irrigidiscono l’improvvisazione, questo è un affresco da colori ben differenti, non per forza più caldi, ma pennellati con più disincanto, tranquillità, talvolta spensieratezza.

In Fire!, che sia nel trio abituale con Johan Berthling e Andreas Werlin o nell’ariosa sorella Fire! Orchestra arrivata a contare fino a 40 elementi, si affaccia la psichedelia, il rock, talvolta addirittura degli echi funk. Una ricetta tutt’altro che semplice da far stare assieme, a infatti non ce la fanno nemmeno loro, ma vanno avanti come hanno sempre fatto: ci provano. Fire! è un fuoco che brucia le prove di quanto fatto prima e scalda il pentolone in cui cuoce ciò che tra poco si farà, un continuo processo di tentativi, errori, meraviglie. Qualcosa che riesce ad essere sempre uguale e sempre diverso, ogni volta. Non è così anche il fuoco, in fondo?

 

 


[Zero2] Idris Ackamoor & The Pyramids. 28 marzo. teatro 89. (ANNULLATO)

Posted: Marzo 1st, 2024 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Idris Ackamoor & The Pyramids. 28 marzo. teatro 89. (ANNULLATO)

Sun Ra è risalito sulla sua navicella ultraterrena il 30 maggio di 30 anni fa e da allora ci sentiamo tutti un po’ più soli. Sbagliando, perché Sun Ra ci ha lasciato tanta, tantissima musica, e con quella non si è in fondo così soli; ma soprattutto perché con il suo volo è tornato a far splendere sulle Piramidi d’Egitto il più incandescente degli astri: quello che illumina i geni e gli sciroccati. Il misticismo delle Piramidi ci ha donato la conoscenza di numerosi culti ancestrali, lo studio dei geroglifici e l’alchimia, così come il periodo egizio degli Iron Maiden, il ciclo di Stargate (ovvero l’altro telefilm col tizio di McGyver) e Voyager di Roberto Giacobbo. In mezzo a tutto ciò, perché genio e follia procedono sempre a braccetto, ci sono Idris Ackamoor & The Pyramids, progetto nato nominalmente negli anni ’70 all’interno dell’ensemble di Cacil Taylor, ma che in realtà è nell’ultimo decennio che ha trovato il proprio slancio più creativo, potente e iperspaziale, complice l’incontro con la londinese Strut, ormai etichetta di riferimento per tutto ciò che si muovo sotto la sabbia dell’afrobeat. L’ultimo lavoro si chiama “Afro Futuristic Dreams”, che è il titolo che dovrebbe avere ogni disco di questo genere, tanto non è mica nel titolo, nella copertina, nella superficie della piramide che si celano i misteri, ma nelle sue viscere. E per scoprire quelle mi sa che i dischi servono proprio a poco, occorre la compresenza nella stessa stanza, il volume alto, l’allineamento degli astri, la connessione mentale con gli spiriti dell’aldilà, il fango limaccioso del Nilo, un coccodrillo antropomorfo con uno scettro di giada in mano… e ovviamente un sacerdote. Eccolo.

 

 

 


[Zero2] Necks. 1 dicembre. Teatro 89.

Posted: Novembre 30th, 2023 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Necks. 1 dicembre. Teatro 89.

Ho comprato il biglietto per questo concerto di dicembre in un pomeriggio afoso della scorsa estate. È molto raro che io mi muova con così tanti mesi di anticipo, ma è ancora più rara, diciamo sicuramente unica, l’occasione di un concerto dei Necks a dieci minuti da casa. Nei loro 36 anni di storia, i tre australiani sono passati in Italia con il contagocce, da Milano, a occhio e croce, direi mai. Per sentirli dal vivo ho sempre dovuto passare troppe ore in autobus, in treno, nelle code degli aeroporti, ma ne è sempre valsa la pena. Forse era persino giusto, per un gruppo che viene da oltre sedicimila chilometri di distanza (per quanto due su tre siano ormai stabilmente di casa in Europa).

Che questo articoletto sembri uscito da un catalogo di un’agenzia di trasporti lo si può giustificare facilmente con il fatto che l’ultimo album del trio si intitola “Travel” e rappresenta effettivamente una sorta di viaggio. Ci vuole poco, tutte le volte che i tre si mettono a suonare comincia un viaggio. Comincia da zero, da prima che esista la musica, e arriva a infinito, nel senso che non arriva da nessuna parte. I Necks ogni volta che suonano si perdono. E lo stesso capita a me ogni volta che li ascolto. Durante quell’ora, suppergiù, può accadere letteralmente di tutto e quel tutto sarà presto scomposto e sopraffatto dal suono, infine dimenticato. Quello che succede a un concerto dei Necks resta a un concerto dei Necks, quindi che senso ha parlarne qui, ora, quando tutto ciò che rimane da fare è accaparrarsi uno degli ultimi biglietti e non perderseli, meglio perdersi.


[Zero2] Due giorni. 30 settembre. teatro 89

Posted: Settembre 15th, 2023 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Due giorni. 30 settembre. teatro 89

La questione del volume è facile: non può che aumentare. Lo abbiamo imparato tutte sin dall’infanzia, dal primo disco che ci è piaciuto, dal primo cartone animato in tv. Il volume si alza, sempre, incuranti delle casse che cominciano a vibrare, degli altoparlanti che gracchiano. Si alza il volume per condividere, per approfondire, per godere. Il volume aumenta nello spazio, aumentiamo di volume crescendo, aumentano gli oggetti di cui ci circondiamo in questa società dell’abbondanza, aumenta il volume di dischi, cassette e cd che abbiamo appoggiato su quello scaffale, per poi aggiungere un altro scaffale, poi dedicargli un mobile intero che quello prima, comprato in sottoprezzo da qualche catena svedese, si era ormai sfondato. L’universo si espande e si espande, aumenta di giorno in giorno, anche il volume che scriviamo nelle nostre vite. Un volume sempre più spesso di esperienze, emozioni, incontri, luoghi.

A Milano esiste un luogo ideale per incontri ed esperienze emozionanti. Si chiama Volume, ed è nato dall’idea di un uomo molto alto, che ha riunito cuori molto grandi e timpani molto curiosi, richiamati -va da sé- dal volume.

Giunto al settimo anno, alla facciazza della crisi matrimoniale auspicata da ogni rotocalco, nel 2023 Volume la festa di compleanno la lascia e la raddoppia.

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-dopo- My Dear Killer da Volume

Posted: Marzo 1st, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su -dopo- My Dear Killer da Volume

[*] Al concerto di My dear killer ieri c’erano otto persone. Forse un po’ di più, a un certo punto pareva anche si fosse scollinata la sporca dozzina. Certo, ci sarà stato sicuramente qualcosa di interessantissimo su netflix, non lo metto in dubbio, e soprattutto faceva un freddo canaglia. Non che il freddo possa essere considerato un argine, per uno che nel gelo staziona da sempre, che il suo ultimo disco lo ha addirittura intitolato “The cold plan” e lo ha addirittura pubblicato in tre colori diversi: avorio, nocciola e tabacco. Lo so perchè me lo sono comprato (nocciola), alla fine del concerto. Me lo sono comprato perchè in tutto questo freddo, mentre vi baloccavate al caldo con quel cazzo di netflix (manco fosse youporn) My Dear Killer ha fatto un concerto di un’intensità in grado di scacciare via ogni sentore di freddo. Con una chitarra che ondeggia, con due bicchieri di birra al suo fianco (uno per lato, per andare sul sicuro), con i rumori e piccoli bordoni di Stefano de Ponti ad accompagnarlo, con quella voce che trasuda timidezza, si schernisce e si discosta, di un’adeguatissima inadeguatezza. I concerti di My Dear Killer ci ricordano che in fondo siamo umani, è qualcosa che spesso tendiamo a dimenticarcelo, e dovrebbe farne più spesso. Per vederlo più spesso dal vivo, sentirlo, annusarlo, che su netflix non sarebbe la stessa cosa.

 

[*] -dopo- è un tentativo di raccontare i concerti il giorno dopo. in estrema sintesi, giusto per togliere polvere dalla tastiera.


[Zero2] Volume Uno. 8-9 settembre. Volume.

Posted: Settembre 7th, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Volume Uno. 8-9 settembre. Volume.

E così Volume compie un anno. Uno solo, chi l’avrebbe mai detto. A giudicare dal numero importante di tramonti intravisti da lì dentro, si direbbe sia un’avventura con già un lunga storia alle spalle. Invece a essere invecchiata per tanto tempo era solo una necessità, quella di un piccolo rifugio per chi non si arrende all’idea che si possa ascoltare della buona musica dal vivo anche a Milano, magari in uno spazio familiare e raccolto, e quando non è dal vivo pure comprarla e portarsela a casa, a riascoltarla senza il rischio di un’altra porta chiusa o di un silenzio abbastanza forte per annichilirla. Volume ci è riuscito, nel suo bel piccolo, e tutto grazie a una persona sola, alla faccia dell’unione che fa la forza. Un celebre slogan da t-shirt diceva più o meno che un uomo che sogna da solo è un pazzo, ma che se quel sogno lo fanno in tanti si trasforma in realtà. Per nostra fortuna, Marco è un pazzo di quelli da incatenare, ed è riuscito tutto solo (ma con la complicità irregolare di preziosi gregari) a dare vita a una realtà come Volume. Un ospedale psichiatrico di sei metri per quattro, perfetto per stipare al suo interno un numero di pazzi che non era esiguo nemmeno all’inizio, figuriamoci dopo un anno. Nessuna pretesa di realizzare grandi sogni, il piacere arriva già dal sognarli. “Volume Uno” si compone di due giorni, tre concerti (Cacao, Primorje, Everest Magma), un dj set (Psychophono), una serigrafia live (Legno), il lancio del nuovo e-commerce e del terzo bootleg su cassetta dei concerti tenuti in negozio (stavolta tocca a Xabier Iriondo e Stefano Pilia, registrati giusto alla festa per l’anno zero di Volume). Mancano giusto le candeline e i bicchieri di plastica con scritto sopra il nome a pennarello, per il resto ci sono tutti gli ingredienti per una festa ben riuscita. Poi ultimo ballo lento e tutti a casa; a Volume resta un pazzo, che sempre pazzo rimane, ma magari meno solo. E a furia di farsi compagnia e far casino, un giorno si finirà per volare tutti sul nido del cuculo.

Volume Uno. venerdì 8 Cacao + primorje. Sabato 9 everest magma + psychophono. Volume (@santeria ramelli). gratis suppergiù.


[Zero2] Helen money. 12 settembre. Volume

Posted: Agosto 1st, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Helen money. 12 settembre. Volume

Helen Money è una violoncellista californiana attiva ormai da oltre 20 anni in alcune delle esperienze più appetitose della musica underground, radicale o violenta americana. Già, perché Helen Money di fatto è una metallara, anche se non te lo dice – te lo fa capire, insomma. Le sue ispirazioni arrivano tanto da Pablo Casals e Šostakovič, quanto da Jimi Hendrix e Minutemen. Una linearità a zig-zag, proprio come un violoncello distorto, che l’ha portata dal rock dei Novanta alle colonne sonore e all’hardcore. Da ormai un decennio Alison Chesley aka Helen Money gira per il mondo da sola, collaborando con chiunque: da Bob Mould agli Anthrax, dai Broken Social Scene a Jarboe. Da qualche tempo è approdata in casa Thrill Jockey, etichetta di riferimento per tanto nuovo metal, anche per chi non fa metal. Come Helen Money, che continua a scorrazzare con le sue ditone nerborute su e già lungo il passaggio che separa l’umanità dal suo contrario.

Helen Money. martedì 12 settembre. Volume (@ santeria ramelli). gratis o cappello.


[Zero2] Alessandra Novaga & Patrizia Oliva. 22 giugno. Volume

Posted: Giugno 13th, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Alessandra Novaga & Patrizia Oliva. 22 giugno. Volume

Alessandra Novaga e Patrizia Oliva sono due di quelle figure della nostra musica a cui il termine creatività fa un baffo. Due che immaginano, eseguono, interpretano saltando da un piede all’altro, in ogni istante. Era inevitabile che si incontrassero, ed è avvenuto tempo fa. Da tre anni ogni tanto Alessandra e Patrizia si trovano a suonare insieme. Lo hanno fatto in case e salette, in residenze e in incontri estemporanei, a Marsiglia e a Porto, in Italia quasi mai. Una statistica destinata a durare, perché un concerto così a Volume è difficile dire che sia in Italia. Sta su un pianeta a sé, piccolo, confortevole, caldissimo, che lascia fuori dalla porta il mondo circostante, e forse anche le zanzare. Un piccolo antro dove la creatività si spinge oltre i suoi confini, cosa che accade sempre cominciando da un incontro.

Alessandra Novaga & Patrizia Oliva. giovedì 22 giugno. Volume (@ santeria ramelli). GRATIS.


[Zero2] Cristian Naldi. 14 aprile. Volume

Posted: Aprile 10th, 2017 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Cristian Naldi. 14 aprile. Volume

La prima volta che ho conosciuto Cristian Naldi era ubriaco. A pensarci bene, lo era anche tutte le altre volte. A pensarci meglio, lo ero pure io. Forse lo sono pure ora, e non a caso sto ascoltando Rurale, seconda ed ultima fatica del chitarrista romagnolo. Un disco che, come il precedente Spettro, ma pure come i due album di FULkΔNELLI registrati nel mezzo (in duo con Paolo Mongardi), ha quella capacità unica di farti sentire sbronzo quando non lo sei, o cullarti in una calda comodità quando l’alcool ha già fatto il suo. E come tutte le musiche così sbronze, anche quella di Cristian Naldi trova il suo compimento nell’abbandonarsi, o meglio, accasciarsi. Seduto lui sul palco, seduto il pubblico. In mezzo un’aria rarefatta di corde mutanti, straniate e stressate, paesaggi in chiaroscuro tratteggiati da chi ha studiato a lungo il lavoro altrui prima di immergersi nel proprio. E non uscirne più, come svegliarsi nei campi, umidi di nebbia e rugiada, dopo una sbronza colossale, senza ricordarsi nulla, senza riuscire a rialzarsi.

Cristian Naldi. venerdì 14 aprile. volume c/o santeria vecchio. gratis.