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Posted: Marzo 24th, 2023 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: anversa, bar, birra, dEUS, zero, zero2 | Commenti disabilitati su [Zero2] dEUS. 29 marzo. Magazzini generali.
Non esiste paese al mondo in cui la cultura del bar sia più forte del Belgio, non esiste regione al mondo in cui i bar siano più popolati e trasversali delle Fiandre, non esiste città al mondo in cui sia più piacevole trascorrere una o più giornate al bar di Anversa. Basterebbe tutto ciò per spiegare l’esistenza e il valore dei dEUS, senza la necessità di spiegarli, senza nemmeno il bisogno di scherzare sul fatto che degli unici due membri superstiti della band originale, uno si chiami (Tom) Barman. Sarebbe tutto superfluo, perché basta mettere su un disco dei dEUS, da capolavori come i primi, figli legittimi della decade benedetta dei ’90s, fino all’ultimo “How to replace it”, arrivato dopo un silenzio sin troppo lungo, per salire su una catapulta e trovarsi fiondati lassù, col vento che sbatte sulle finestre, il cielo che ti acceca coi suoi colori da impressionisti, i gatti che ronzano sulle sedie libere, i bambini che giocano entrando e uscendo dalla porta, gli anziani nei tavoli d’angolo e i giovani a far caciara al bancone, e tutto un fluire di birre, una meglio dell’altra: vlaamse rood, oude geuze, tripel, saison… Ascoltare i dEUS, con quelle chitarre così fuori moda e per questo dannatamente umane, con quel suono sghembo che più che psichedelico si direbbe sbronzo, con quei momenti soul così viscerali è come trascorrere un pomeriggio in un bar di Anversa, forse un po’ meno sbronzi, ma su quello ci si può lavorare. Certo, le birre dei locali milanesi non saranno mai all’altezza, per una volta concentriamoci sul bere con le orecchie.
Posted: Marzo 24th, 2023 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: circo, otolab, zero, zero2 | Commenti disabilitati su [Zero2] Otolab ‘Circo ipnotico’. 24 marzo. Casa degli artisti.
Ci sono tante ragioni per apprezzare il lavoro svolto dal collettivo Otolab in questi, boh, più di vent’anni. Dalle feste al freddo del Deposito Bulk ai festivalini pettinati dei designer milanesi, Otolab non ha avuto paura di presenziare, illuminare (letteralmente), invadere, talvolta aggredire e bombardare. Ci sono tante ragioni, ma per me quella principale era sempre stata la capacità, nei loro live di audio e videoproiezioni, di riconfigurare lo spazio circostante. Abbandonarsi al gorgo di immagini e suono era spesso e volentieri la miglior via di fuga da un paesaggio che poteva essere allo stesso modo estremamente accogliente o totalmente respingente, poco importava. Poi è arrivato il Circo Ipnotico, e mi sono reso conto che non c’avevo capito nulla. Dagli acquerelli su un piatto rotante degli albori alle spirali laser di un immaginario domani, passando per lo “Psicoscopio” e il “Pepposcopio”, strumenti autocostruiti tra analogico e digitale che stanno al nucleo dell’odierno live, il Circo Ipnotico è esattamente ciò che promette: un rituale di ipnosi collettiva. Una cerimonia esoterica dub in cui la sinestesia lascia spazio alla trascendenza, e a riconfigurarsi non è più soltanto la geografia, ma la realtà tutta. Un motivo in più, il più valido, per apprezzare il lavoro di Otolab. Perché andare a un loro live e come andare al Circo.
Posted: Marzo 15th, 2023 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: Ballakè Sissoko, fog, Lorenzo Bianchi Hoesch, radicants, triennale, zero, zero2 | Commenti disabilitati su [Zero2] Radicants. 15 marzo. Triennale.
Si chiama Radicants l’incontro tra Ballaké Sissoko e Lorenzo Bianchi Hoesch, e a pensarci bene, ad ascoltare bene quel poco che questo duo, il cui progetto è fresco di nascita e con un disco ancora da registrare, dà esattamente l’impressione che sia tutta una questione di radici. Radici diverse, lontanissime ma trovatesi a contatto nel terreno globale, intrecciatesi in una relazione difficile, talvolta conflittuale, ma che ha finito per farsi spazio e crescere alla ricerca del sole. Le radici di Sissoko abbiamo imparato tutti a conoscerle bene, nel corso di un quarto di secolo abbondante di musica, dalle orchestre del Mali fino a un continuo peregrinare nel mondo, tra blues, jazz e canzoni; musica fatta di elementi semplici, come ricorda lui stesso: dieci dita e 21 corde. Le radici di Hoesch sono forse più oscure, annidate in circuiti di silicio grazie ai quali ha composto a lungo musica per teatro, danza o installazioni. Il risultato dell’intreccio è un processo trasformativo, in cui è la kora di Sissoko a prenderti, cullarti e portarti al largo, ma quando sei lì che galleggi rilassato è l’elettronica di Hoesch a tirarti bordate, onde anomale che perturbano l’equilibrio e ti portano fuori rotta. E così facendo, ti portano a scoprire destinazioni nuove.
Posted: Ottobre 14th, 2020 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: covid19, Don Karate, james senese, jazz, jazzmi, paolo angeli, paolo fresu, Sarathy Korwar, The Comet is Coming, zero, zero2 | Commenti disabilitati su [Zero2] Jazzmi 2020. Dal 22 ottobre. In giro.
È difficile esprimere con parole la sensazione che ho provato nel ricevere la notizia che quest’anno ci sarebbe stato JazzMi. La nota di presentazione del festival parla di “coraggio, solidarietà, tenacia e unione”, ma c’è qualcosa di più nella ricetta di quest’iniziativa. C’è la follia, il sogno, l’utopia. C’è lo stimolo a inseguire sempre l’orizzonte, anche quando l’orizzonte si sposta più lontano, anche quando non lo si vede proprio più. È inutile girarci attorno, il 2020 è stato ed è un anno di merda per noi appassionati di musica, il peggiore delle nostre vite.
Si potrà osservare che ci sono problemi più importanti, che davanti alle emergenze tutto dovrebbe passare in secondo piano, e sarebbe un’osservazione corretta. Ma non si può vivere lasciando ciò che si ama perennemente in secondo piano, non si può rassegnarsi alla staticità dell’emergenza, non si può smettere di guardare verso l’orizzonte. JazzMi nel 2020 è questa cosa qua, è una corsa allegra e sfacciata verso il futuro. E poco importa se ci sarà meno pubblico, se staremo distanti, se i grandi nomi dall’estero non saranno tutti quelli a cui ci siamo abituati (fin troppo bene). Importa il desiderio, e la fantasia con cui costruire le strade per realizzarlo.
E adesso avrei dovuto scrivere di chi suonerà a JazzMi, di un programma che nonostante tutto è ancora grasso e nutriente, di Paolo Angeli e The Comet is Coming, di Sarathy Korwar e Don Karate, ma ho già scritto troppo e in fondo cosa importa. Andate a sentire quello che vi pare, e quando non sapete cosa scegliere abbandonatevi al caso. Cadrete comunque in piedi, farete comunque felici le vostre orecchie, ma soprattutto darete una scarica di energia al vostro cuore, che è l’organo insostituibile per rimettersi in cammino verso l’orizzonte.
Jazzmi 2020. Dal 22 ottobre al primo novembre, in giro per milano.
Posted: Febbraio 18th, 2020 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: alan ford, Drimee timedee, fanzines, gruppo tnt, krasue, macao, no morphins, Nylex, punx, tnt, zero, zero2, zines | Commenti disabilitati su [Zero2] Zines e Punx = TNT. 25 febbraio. Macao.
Appuntamento algebrico in quel di Macao. Una serata che si presenta come un’addizione: ‘zines + punx = TNT. E al di là del fatto assodato che la matematica non è un’opinione, qui è difficile dargli torto. La dimostrazione è talmente inappuntabile che non occorre nemmeno risolvere l’incognita del TNT. Che si tratti di trinitrotoluene (meglio noto con il nome d’arte Tritolo, protagonista di spettacolari eventi pirotecnici) o che si tratti del gruppo di agenti segreti capitanati da Alan Ford e dal diabolico Numero Uno, la formula funziona alla perfezione.
Perché il punk è un’esplosione, ma che avviene solo grazie all’innesco di un detonatore che è la reazione a catena dei legami umani, di corpi che si incontrano, si scontrano, si baciano, si parlano e si scrivono. Il punk non sarebbe mai esistito senza le fanzine. E le fanzine non sarebbero mai servite senza i punk, quel gruppo strampalato di agenti segreti, un po’ terroristi e un po’ pasticcioni, fuoriusciti dai retrobottega per incendiare il mondo.
Messi insieme, ‘zines e punx, possono fare e disfare qualsiasi cosa. Anche una nuova fanzine, nell’anno 2020, realizzata dal collettivo Mastica’zine e celebrata in questa prima zine-fest assieme a quei mattacchioni di Occult Punk Gang. “Ero una fanzine” è un numero monotematico dedicato all’eroina. Un tema non casuale per il numero zero del nuovo progetto, utile far subito saltare in aria tabù e pregiudizi morali. E se non bastassero, dopo la presentazione e dopo un’orgia di ospiti dall’editoria DIY, si accendono gli ampli e cominciano a suonare i punx. E sbadabem bum buuuuuuuum.
‘zines + punx = TNT: presentazione “Ero una fanzine”, live di Nylex, Krasue, Drimee Timedee, No Morphins. martedì 25 febbraio. Macao.
Posted: Febbraio 18th, 2020 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: artetetra, Jooklo Duo, polonius, Standards, yader, zero, zero2 | Commenti disabilitati su [Zero2] Yader, Polonius. 22 febbraio. standards.
Da qualche mese ormai gli stregoni di Artetetra hanno trovato casa a Standards. Operano dietro una porta nascosta, come si vuole per qualsiasi esoterismo, ma la loro presenza ha ormai permeato l’aria. Una porta bianca, sotto la quale si intuisce il balenare di mille colori, che guizzano e mutano, plasmando nuovi mondi e risvegliando divinità sopite. Perché di tetro quest’arte ha ben poco, tuttalpiù è strana, bizzarra, misteriosa. Non ci fossimo già sputtanati il termine in ogni modo, potremmo definirla occulta.
Ora che sta di casa a Standards, però, c’è l’occasione ghiotta di spalancare quella porta e lasciare quei colori liberi di diffondersi nel cielo, almeno per un po’. Il rituale orchestrato dalla cricca sciamanica questa volta evocherà due creature ben differenti. Si parte evocando lo spirito di Polonius, che irromperà dalla piramide di Stargate come un fantasma mutaforma, balzellando tra rumori fruscianti, cut-up sonori e colonne sonore di immaginari kolossal in costume.
Prima di essere tramutati tutti in sfingi la maledizione sarà spezzata da Yader, un trio creato geneticamente dall’unione tra il Jooklo Duo e il venezuelano Bear Bones, Lay Low. Cresciuto come jam a margine dei concerti e divenuto adolescente in lunghe sessioni casalighe, Yader si è impiastricciato con tutti i colori della psichedelia, da quella più sviaggiona e minimale all’andamento lento di un’elettronica da fine party, quando l’hangover ha già preso il comando. Che è anche il momento giusto per cominciare a riprendere contatto con la realtà e la strada di casa. Yader lentamente svanisce e si porta via tutta la tavolozza. La porta bianca si richiude. La Messa è finita, andate in pace (fino alla prossima).
Yader, Polonius. sabato 22 febbraio. Standards. Pochi euri.
Posted: Febbraio 18th, 2020 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: Hangar Bicocca, keiji haino, noise, Russell Haswell, zero, zero2 | Commenti disabilitati su [Zero2] Keiji Haino & Russell Haswell. 09 febbraio. hangar bicocca
Una volta ho visto su un sito di dating una ragazza uguale a Keiji Haino: capelli corvini lunghi e lisci, occhiali da sole sovradimensionati. Me ne sono subito innamorato, inevitabile vista la somiglianza. Motivo per cui ho chiuso il sito, ho dimenticato l’anonima fanciulla, e mi sono rimesso ad ascoltare i Fushitsusha, un amore che avevo a portata di mano senza bisogno di piattaforme di comunicazione intermedie.
Strumenti sempre inutili, ancora di più nel caso di Keiji Haino, che dopo quasi 50 anni di carriera e oltre 170 dischi è più difficile da schivare che da incontrare. Haino ha collaborato con chiunque e ha suonato qualsiasi cosa. E non perché sia l’ennesimo “prezzemolino” di un ambiente spesso autoreferenziale come quello della musica radicale, ma molto semplicemente perché è un fottutissimo genio. Passano gli anni e resta un maestro per chiunque si approcci alla musica con l’intento di decostruirla, torturarla e spalancare mondi nel cranio di chi la ascolta.
Per Russel Haswell, ad esempio, che aprirà la serata con la sua elettronica concreta e deprogrammata, che da gente come il maestro giapponese ha imparato tantissimo. I due musicisti, come spesso accade dentro all’Hangar, si esibiranno all’interno degli spazi di una mostra, cercando di dialogare direttamente con le sculture e installazioni create dal baffuto gallese “Cerith Wyn Evans”, sfruttando materiali come la luce e il suono. Materiali effimeri, inafferrabili, indefinibili, un po’ come l’amore, quello che è impossibile non provare per chi non si è ancora stancato di insegnarci come si fa a fare casino.
“… the amplifying gas”: Keiji Haino & Russell Haswell. domenica 09 febbraio. Hangar Bicocca. gratis!
Posted: Gennaio 21st, 2020 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: mattin, noise, rumore, Standards, zero, zero2 | Commenti disabilitati su [Zero2] Mattin. 26 gennaio. standards.
Mattin è un improvvisatore noise spagnolo che da una ventina d’anni ha dedicato la propria vita al rumore. Detta così sembrerebbe la norma di qualsiasi musicista noise, se non fosse che Mattin non è che abbia la produzione del rumore come suo obiettivo, quanto il rumore stesso. Mattin cerca infatti di rifuggire il noise come genere musicale per declinarlo come strumento di critica sociale. Stare nel rumore, interrogarlo, provocarlo. Accorgersi infine che per il noise non è necessario il rumore, quanto la confusione. Tanto che per comprendere Mattin si possono sì ascoltare i suoi dischi, ma si dovrebbe prima ancora leggere quanto scrive, in una produzione critica e letteraria vasta e rigorosamente condivisa, firmata esplicitamente con marchio anti-copyright (chiaramente illustrato nel suo capitolo del monumentale “Ruido y capitalismo”).
A guidare tutto l’arrovellarsi dei pensieri, la domanda primigenia che apre le sue “Tesi sul rumore” del 2006: «Cosa cazzo è il rumore?». È un’attività sociale, rivoluzionaria, liberatoria, brutale. È un modo per fottere le orecchie e le menti. È tutto ciò e può divenire il suo opposto. «La vecchia concezione del rumore era la fede nella libertà, la nuova concezione del rumore è il raggiungimento della libertà».
Mattin. domenica 26 gennaio 2020 al tramonto. standards. pochi soldi ben spesi.
Posted: Gennaio 6th, 2020 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: conchetta, cox18, cristiano calcagnile, massimo pupillo, pleiadees, pleiadi, sabbia, xabier iriondo, zero, zero2 | Commenti disabilitati su [Zero2] Pleiadees, Sabbia. venerdì 10 gennaio. Cox18.
L’ammasso stellare delle Pleiadi ha diverse caratteristiche che lo rendono unico. La più importante è la visibilità: a causa della loro piccola distanza da noi (440 anni luce) le Pleiadi si scorgono con facilità e appaiono come stelle molto brillanti e di grandi dimensioni. Un particolare che le ha rese note sin dalla preistoria: osservate e studiate da popoli, tribù, civiltà a ogni latitudine. Per secoli le Pleiadi hanno ispirato poeti, generato miti, guidato marinai.
Ma questo ammasso di stelle di peculiarità ne ha altre. Ogni stella è circondata da una leggera nebulosa a riflessione, per quanto non sia visibile a occhio nudo. E il loro angolo ridotto rispetto all’eclittica fa sì che i corpi dell’ammasso celeste siano spesso nascosti dalla Luna o da altri pianeti in transito. Quando Cristiano Calcagnile, Xabier Iriondo e Massimo Pupillo hanno scelto Pleiadees come nome per la loro nuova creatura hanno pensato a un’immagine che racchiudesse «Una musica in grado di innalzare lo spirito e condurlo alla presenza del divino. Luminosa e sincretica, una costellazione di eventi e antiche conoscenze».
Eppure il risultato è qualcosa di ancora più indefinibile: è una musica in cui queste tre stelle ben note del nostro orizzonte musicale svaniscono in maniera nebulosa, in cui di volta in volta gli interventi di ciascuno si elidono a vicenda, comunicando tanto con la brillantezza quanto con le ombre, proiettando la luce e il buio su di sé e su chi ascolta. Quello di Pleiadees è il suono di una continua eclissi. Siamo fortunati a poterlo ascoltare a orecchio nudo, senza bisogno di telescopi.
Pleiadees, Sabbia. venerdì 10 gennaio 2020, csoa cox18. Pochi euri e ben spesi.
Posted: Gennaio 6th, 2020 | Author: cauz | Filed under: larsen | Tags: faust'o, faust'o & skywalkers, fausto rossi, ligera, zero, zero2 | Commenti disabilitati su [Zero2] Faust’O & Skywalkers. 18 dicembre. Ligera
C’è stato un tempo il cui le canzoni pop italiane non avevano paura di far paura. Non l’underground, non il cantautorato più o meno militante, non quello strano polpettone plasmatosi nel corso dei decenni sino a diventare l’attuale carrozzone “indie”. C’è stato un tempo in cui il pop era sempre pop, anche disturbato, anche dilaniante. Fausto Rossi, in arte Faust’O, è lo spirito di quel tempo. È un tizio alto e scavato, con un physique du rôle da pubblicità progresso sulle droghe pesanti e un disco d’esordio a 24 anni intitolato “Suicidio”. Un disco registrato e pubblicato da una major, che non invitava direttamente alla morte auto-inferta, ma indubbiamente al disprezzo verso l’umanità, un po’ anche verso la vita e i suoi protagonisti.
«Ricchi, poveri politicanti, siete figli della merda. Noi corriamo dentro il buio, riversiamo sperma sulle vostre inibizioni» cantava Faust’O nella traccia di chiusura dell’album, “Benvenuti tra i rifiuti”, diventata oggi una di quelle hit nascoste che tanta gioia (repressa e nascosta) provoca nei dj set dei flâneur milanesi. Allora invece uscì in un singolo con la fascetta: “un successo di Radio Montecarlo”, presentato a piedi nudi sul palco del Festivalbar. Qualche anno dopo la sua “Oh oh oh” fu reinterpretata addirittura da Massimo Boldi, ma erano già altri tempi, il pop aveva già virato altrove e Fausto Rossi stava scomparendo.
Sarebbe tornato solo un decennio dopo, come produttore del fondamentale “Lungo i bordi” dei Massimo Volume, poi con le sue canzoni, sempre paurose, sempre irreprensibili nel prenderci per mano e guidarci nel dolore, sempre a suo modo pop. Fausto Rossi è rimasto dove doveva stare, sono le canzoni pop che sono andate altrove, e così la gente, «sempre vinta in questa merda di mondo».