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[Zero2] Therapy? + Shame. 04 febbraio. serraglio

Posted: Gennaio 28th, 2019 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Therapy? + Shame. 04 febbraio. serraglio

In rete si possono rintracciare centinaia di articoli, classifiche e compilation in circolazione ispirati dai soli nomi delle band, etichette il più delle volte insoddisfacenti che i musicisti si portano addosso per una vita. E non possono mancare le selezioni dedicate alla punteggiatura, benché le band dedite all’interpunzione siano bestie rare. Ancor più raro è chi inserisce nel nome un punto interrogativo, nonostante siano esistiti gruppi come “? and the Mysterians”, “You Tarzan? Me Jane!”, “Why Sheep?” o i “They Shoot Horses Don’t They?” che un utente canadese dice di aver scaricato solo per il nome. Difficile dargli torto, anche pensando a casa nostra, agli “Hysm?” o ad “?Alos”.

E poi ci sono i Therapy?, che dei punti di domanda potrebbero essere il più celebre se non fosse che nessuno se lo ricorda mai. Così come nessuno saprebbe dire cosa abbiano fatto questi paciocconi nordirlandesi nell’ultimo decennio, scomparsi come una domanda nel vento. Il loro punto interrogativo, è storia nota, nasce semplicemente da un errore di impaginazione. Per comprendere la loro evoluzione invece questo nuovo tour è un’occasione più che propizia.

Anche perchè in apertura tocca agli Shame, la cui agitazione post-punk non è sufficiente per tirarli fuori dalla vergogna dell’assenza di punteggiatura. Ma basta che attacchino gli ampli e tutto sarà più chiaro: da Brixton, tra le giovani band con i testi più affilati, le chitarre più indemoniate e i live più divertenti in circolazione gli Shame hanno evidentemente un punto esclamativo interiore.

 

Therapy?, Shame. lunedì 04 febbraio 2019, serraglio. un po’ troppi danari.


[Zero2] Philip Jeck + Ozmotic. 14 gennaio. san fedele.

Posted: Gennaio 8th, 2019 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Philip Jeck + Ozmotic. 14 gennaio. san fedele.

L’ultimo avvistamento di un oggetto volante di origine extraterrestre nei cieli padani risale soltanto allo scorso 8 dicembre. Durante una scampagnata privata in un parco di Cinisello Balsamo un gruppo di appassionati ufologi ha immortalato una strana macchia luminosa in alta quota. Purtroppo, ci tengono a specificare gli astroesploratori, il filmato dura solo “alcuni secondi causa velocità sostenuta”. Confidando nella loro certa presenza tra le schiere dei lettori di Zero, mi sentirei di invitarli a un nuovo avvistamento, questa volta nei cieli del San Fedele.

L’oggetto volante sarà ugualmente non identificato, di probabile origine aliena, impossibile da descriversi secondo i rigidi parametri della scienza mainstream. L’unica certezza, se così la vogliamo definire, riguarderà il suo pilota: Philip Jeck, di passaggio su questo pianeta sin dal 1952. Anche Jeck, come gli ufologi, è partito dalla passione per dei magici oggetti rotanti, nel suo caso di natura vinilica, e ha cominciato a descriverne le traiettorie, seguirne il passaggio nei cieli e nelle orecchie, infine tentare di riprodurlo.

Come tutti gli scienziati che hanno ormai raggiunto una certa età, Jeck ha finito per appassionarsi alle tecnologie di un tempo, quelle con cui ha compiuto le sue prime scoperte e che ha imparato a conoscere sin nel dettaglio: perché abbandonarle proprio ora, quando gli oggetti rotanti extraterrestri arrivano fino a Cinisello Balsamo, d’altronde?

 

Inner Spaces: Philip Jeck, Ozmotic. lunedì 14 gennaio. auditorium san fedele. 10/12 eurini.


[Zero2] Zinc & Copper. 18 dicembre. Hangar bicocca

Posted: Dicembre 4th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Zinc & Copper. 18 dicembre. Hangar bicocca

L’esame di Chimica nella musica è molto facile: c’è da imparare a memoria una tavola periodica degli elementi assai più ristretta di quella ideata da Dmitrij Ivanovic Mendeleev, che tanti mal di testa ci ha provocato nei primi corsi universitari. Emicranie che oltretutto peggiorano col passare degli anni, visto che è storia recente l’introduzione prima di flerovio e livermorio, più recentemente di nihonio, moscovio, tennesso e oganesson. Un domani, chissà, forse ci troveremo tutti a suonare alambicchi di gas nobili, tirando fuori scoppi rumoristi in grado di ustionare i timpani o dando finalmente un senso a concetti come “vaporwave”.

Nel frattempo possiamo farci bastare pochissimi elementi. Anche due soltanto, come zinco e rame, o Zn e Cu se ci si limita ai simboli, o 30 e 29 se bastano i numeri atomici, o 65,409 u e 63,546 u volendo considerare il peso atomico, o Zinc & Copper se la si vuole vedere all’inglese. Dallo zinco con il rame (diffidate del falso storico dello stagno) si ricava l’ottone, e dagli ottoni sono ormai alcuni secoli che si ricava la musica. Robin Hayward, Hilary Jeffery ed Elena Kakaliagou, ovvero Zinc & Copper, sono una perfetta lega di ottone, un mix di tuba, trombone, corno francese e composizioni ricercate – nel caso della performance di stasera quelle di Elian Radigue ed Ellen Arkbro.

Un esperimento senza camici bianchi che dal vivo provoca lo stesso effetto, estatico e strabiliante, di una fuga di gas allucinogeno in laboratorio. Magari avessi avuto delle occasioni simili ai tempi dell’università, l’esame di Chimica lo avrei passato al primo colpo.

 

Zinc & Copper. martedì 18 dicembre. Hangar bicocca. gratis.


[Zero2] Greg Pope. 07 dicembre. Standards

Posted: Novembre 28th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Greg Pope. 07 dicembre. Standards

La diffusione dei “visual” nei concerti è diventata endemica ormai da un paio di decenni, da quando il digitale ha reso più facile la sempiterna ricerca di riconoscibilità estetica. Il risultato però sono perlopiù video posticci e spesso fastidiosi, proiezioni di contorno che creano uniformità più che differenze. Persino band differenti che usano video identici: un click su VLC e via, nessuna interazione con la musica, solo una chiassosa distrazione del pubblico.

Mentre questa massa di immagini indistinte si espandeva, però, la ricerca visiva sui live ha fatto passi silenziosi guardando all’indietro, riscoprendo vecchi strumenti che obbligano a sporcarsi le mani, manipolando l’immagine come il musicista tratta il suono. UnzaLab è un gruppo di smanettoni di pellicole cresciuto guardacaso tra il grasso di una ciclofficina e, a forza di far ticchettare proiettori, è arrivato a incontrare Standards: oggi a benedire la loro unione arriva un papa.

Dopo essersi esibito in quattro continenti, Greg Pope si presenta a Milano con “Syzygy”: un esperimento di destrutturazione visiva che mette in musica la distruzione di una pellicola 16mm. Il risultato finale è il nulla, una cornice vuota che racchiude più sostanza di mille proiezioni superflue.

 

UnzaLab & Standards presentano Greg Pope “Syzygy”. venerdì 07 dicembre, standards, prezzi boni.


[Zero2] Nurse With Wound. 25 novembre. macao

Posted: Novembre 7th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Nurse With Wound. 25 novembre. macao

Cosa si può dire ancora che non sia stato detto sui Nurse With Wound? Cosa aggiungere alla meraviglia e al terrore del lavoro di Steven Stapleton e (rari) soci negli ultimi 40 anni? Davvero, non sarebbe meglio uscire senza ombrello sotto la pioggia a tastare l’orlo dell’autunno, a chiedersi perchè il freddo non sia ancora arrivato, benché sia inevitabile, come la morte? Ecco, la morte. Una cosa di cui si può continuare a parlare nonostante tutto sembri già detto da secoli ormai. I Nurse With Wound di fatto non hanno mai abbandonato il tema: la morte è l’oggetto onnipresente, nascosto tra le pieghe di un teatrino dada, pronto ad affiorare a ogni pagina girata. E della morte ha ancora senso parlare, specie in un’epoca in cui è stata censurata di netto, ridotta a pornografia di bassa lega, ora che persino spirare è diventato difficile, tra corpi virtualizzati, spintisi oltre la caducità.

Rischiamo di dimenticarci che dovremo morire, e allora ben venga la danza macabra dei Nurse With Wound a ricordarcelo. Come in un affresco del medioevo più crepuscolare, nella musica dei Nurse With Wound si affaccia un popolo intero, dal Re all’ultimo dei popolani, da un’infermiera malconcia a un artigiano del rumore, ciascuno ha il proprio scheletro cui accompagnarsi. Stapleton continua a ballare in circolo, a suonare a fare dischi senza pause: il loro sito sembra il catalogo delle offerte di un discount, con pubblicazioni e ristampe che si susseguono a ritmo di rotativa. Anche quando sembra non esserci più nulla da dire, la morte dà ancora voce, dà spazio per continuare a cantarla, a corteggiarla e deriderla, a proseguire in questo trascinante ballo, che dura come l’eternità, fino alla morte… Sempre che la morte esista ancora. Un altro giro, un’altra danza, ancora un giro, e poi un altro, e un altro, e un altro.

 

Vasopressin presenta: Nurse with wound. domenica 25 novembre. Macao, cinque euros.


[Zero2] Contemporarities: Ami-Odi. 25 novembre. santeria nuovo.

Posted: Novembre 6th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Contemporarities: Ami-Odi. 25 novembre. santeria nuovo.

Da qualche anno a Milano e dintorni sono tornati i fantasmi. Non si vedono, altrimenti che fantasmi sarebbero, ma ci sono e lasciano finalmente tracce tangibili. Sono stati evocati da un duo di ghostbuster soprannaturali come Enrico Gabrielli e Sebastiano De Gennaro, e siccome si tratta di gente che nel dialogo col soprannaturale ha un talento innato, il richiamo ha funzionato. I fantasmi sono comparsi prima tra le nebbie della Brianza, attirati dal Bloom e da Alban Berg, ma tra la foschia e lo smog faticavano pure loro a radunarsi. Così hanno seguito l’umidità delle rogge e l’olezzo dei Navigli e sono approdati nel sud cittadino, in un luogo che all’evocazione degli spiriti deve persino il nome.

I fantasmi sono il popolo della musica contemporanea a Milano. Dove le proposte sono tante, i concerti ci sono e funzionano, si susseguono più frequenti, sono apprezzati, ma poi nessuno ne sa nulla, chi ci va non lo dice, e pure questa in tempi di sovraesposizione delle scelte personali non sembra una cattiva scelta. La nuova stagione di ContempoRarities apre all’insegna dello scontro tra l’odio e l’amore, riassunto nel concetto di “Anti Minimalismo Italiano“, ovvero una passeggiata a ritroso verso i bei tempi in cui i concerti finivano a ceffoni sugli spalti tra frange di pubblico impegnate a difendere le proprie posizioni teoriche contrapposte. Qualcosa che esisteva in epoca di fisicità, qualcosa che pareva estinto in tempi di fantasmi.

Ma fortunatamente, il presente ce lo suggerisce, i fantasmi si stanno reincarnando. Insomma, ContempoRarities è un piccolo esoterismo. Se andate per la prima volta non preoccupatevi, non dovrete sussurrare “Fidelio” (e nemmeno “Turangalîla” o “Stimmung”) all’orecchio del cassiere, ma non state nemmeno troppo tranquilli, che con i fantasmi non si sa mai. Nel dubbio, portatevi comunque un mantello e le vostre mutande migliori.

 

Contemporarities. Esecutori di metallo su carta playing Franco Battiato, Franco Donatoni, Paolo Castaldi, Giacinto Scelsi, Fulvio Caldini, Alvin Curran. domenica 25 novembre, ore 18. santeria social club, 12 eu.


[Zero2] Francesco Zago + Pierre Bastien. 12 novembre. san fedele.

Posted: Ottobre 23rd, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Francesco Zago + Pierre Bastien. 12 novembre. san fedele.

Sono più di sei anni che l’acusmonium del San Fedele accompagna le nostre serate più profonde, estendendo nello spazio la vibrazione delle palpebre che si abbassano, del cervello che rallenta la sua attività, abbandonandosi all’ambiente sonoro. Un’esplorazione più o meno conscia degli spazi interiori, come rimarcato opportunamente dal nome della rassegna più longeva, Inner_Spaces. Spazi già noti che continuano a presentare nuove sfaccettature, minute tasche di conoscenza in cui infilare curiosi la manina mentre ci si avventura lungo un tragitto abitudinario. Per questo al San Fedele contano tanto le abitudini: sedersi nelle stesse file, spesso dire le stesse cazzate. E ascoltare gli stessi artisti, la cui investigazione spalanca di concerto in concerto universi differenti. Per Francesco Zago suonare qui è una piccola abitudine, è una presenza che si ripete ma un’entità ogni volta differente. La sua chitarra ha divagato intorno ad Arvo Pärt e Steve Reich, stavolta è pronta a infilarsi tra Johann Sebastian Bach e György Kurtág. E poi a lasciare spazio al teatrino meccanico di Pierre Bastien, i cui ingranaggi concreti approdano per la prima volta al San Fedele, ma è come se fossero sempre stati qui. Ci scopriremo a vicenda, chiuderemo gli occhi e riparteremo nel nostro viaggio interiore, per scoprire che questi automi sonori non sono poi diversi da noi, forse sono soltanto un po’ più umani.

 

Inner Spaces: Francesco Zago + Pierre Bastien. lunedì 12 novembre. san fedele. 10/12 euri.


[Zero2] A dictionary of sound: Jessica Moss, Eric Chenaux. 9 novembre. Fondazione GG. Feltrinelli.

Posted: Ottobre 20th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] A dictionary of sound: Jessica Moss, Eric Chenaux. 9 novembre. Fondazione GG. Feltrinelli.

Il corpo di Giangiacomo Feltrinelli fu ritrovato sotto un traliccio a Segrate, dilaniato dall’esplosivo, nel marzo del 1972. Ai tempi la lotta era davvero armata, le morti erano altrettanto misteriose, gli editori decisamente più coraggiosi e gli orizzonti qualcosa ancora da conquistare. Quarantasei anni più tardi l’editoria se la passa assai peggio, mentre il cielo si è fatto più oscuro. Ad allontanare i sognatori dal sole ci pensano spessi strati di smog ma anche proliferanti costruzioni, invadenti moloch di vetro e cemento che stanno piano piano accaparrandosi l’atmosfera. Cosa ci sia dentro a torri e palazzi, in genere non è dato saperlo, ma in qualche rara occasione le interiora diventano visibili, senza ricorrere a progetti di demolizione.

La Fondazione Giangiacomo Feltrinelli è l’ultimo arrivato tra questi giganti: sotto le sembianze di un gigantesco stendipanni, spuntato in un batter d’occhio laddove un tempo c’era una foresta di piante, albergano insieme questa istituzione culturale e la più ricca azienda di informatica al mondo. La nuova rassegna curata da Teho Teardo, A “Dictionary of Sound” (mai nome fu più appropriato per questo incontro tra musica e letteratura), ci offre l’opportunità di infilarci nella pancia del mostro ed esplorarla con le orecchie attraverso tre magnifici concerti nel corso di novembre: stasera saremo accompagnati dal violino elettrificato di Jessica Moss e dalla chitarra di Eric Chenaux . Un primo passo per tornare ad avvicinarci al cielo, e un giorno magari anche a dargli fuoco.

 

A dictionary of sound: Jessica Moss, Eric Cheneaux. venerdì 9 novembre. fondazione gg feltrinelli, una dozzina d’euri.


[Zero2] Jazzmi 2018. 1-13 novembre. milano.

Posted: Ottobre 19th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Jazzmi 2018. 1-13 novembre. milano.

Dove eravamo rimasti? JazzMi torna, un anno più tardi, più ricco e sfaccettato di prima. Milano no, non è cambiata, è sempre lì, con tutte le sue contraddizioni: il fermento che arriva dal basso, i grandi eventi patinati in superficie e un certo grigiore istituzionale a minacciare la libertà d’espressione quando intacca certi interessi o esce un po’ troppo dal seminato. Questo è uno scontro impari, rumoroso, tra spinte discordanti. La forza centripeta di una città che guarda al proprio ombelico, a un centro da imbellettare, svendere e rimarchiare, contro la forza centrifuga di energie e in questo caso di una rassegna – unica nel suo contesto – che ha avuto la capacità di costruirsi dalle fondamenta, affondandole per bene nel sostrato cittadino, e costruendo un piano dopo l’altro, un anno dopo l’altro, sino a bucare le nubi e vedere finalmente il sole. Nelle hamburgerie all’ombra dei grattacieli forse non se ne accorgerà nessuno, ma questo scontro impari lo sta vincendo JazzMi: lo si capisce da come gli sguardi sul mondo siano ormai contrattaccambiati, da come l’universo là fuori occhieggia con JazzMi, ne riconosce il dinamismo e la speranza. Due termini che racchiudono tutto il programma di questa edizione che in due settimane condenserà oltre 150 concerti spaziando tra mammasantissima delle avanguardie (Art Ensemble of Chicago, John Zorn & Bill Laswell), nomi ricorrenti (Chick Corea, Enrico Rava, John Scofield), astri nascenti (Jason Moran, Christian Sands) e indomiti vecchietti (Ron Carter, Steve Kuhn, Maceo Parker, James Senese), suoni delicatissimi (Judi Jackson) e violentissimi (Colin Stetson), senza disdegnare nemmeno le pagine più pop (Paolo Conte, Stefano Bollani) e le contaminazioni di un mondo che si amplia abbattendo confini geografici (Hailu Mergia, Istanbul Sessions, Antonio Sánchez) o artistici (Imogen Heap, Kamaal Williams, Asylum). E per non farsi mancare nulla aggiungerà proiezioni, incontri, confronti, presentazioni di libri e persino un approfondimento sul canto delle balene. JazzMi è il festival migliore di Milano, nel senso che è tenace, vivo, vario; nel senso che è proprio meglio di Milano. Speriamo torni presto.

Jazzmi 2018, dal 1° al 13 novembre. un sacco di posti, un sacco di gente, un sacco di prezzi, talvolta anche un sacco di soldi.


[Zero2] Robert Piotrowicz + Richard Barbieri. 22 ottobre. san fedele.

Posted: Ottobre 19th, 2018 | Author: | Filed under: larsen | Tags: , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su [Zero2] Robert Piotrowicz + Richard Barbieri. 22 ottobre. san fedele.

Se mai dovessi raggiungere l’età pensionabile (la cosa è molto improbabile, di questi tempi la morte per inedia in mezza età è la più quotata dai bookmaker) vorrei arrivarci come Richard Barbieri. Approdare a una vecchiaia dalla creatività stanca ma non estinta, trascinandomi sulle spalle un fardello di esperienze in grado di schiacciare al suolo intere generazioni successive. Vorrei aver esplorato un ventaglio di esperienze così diverse da essere cacciato per impurità da ogni salotto, come uno che ha suonato dal glam-rock all’ambient, passando per il prog, il dark, il metal, la psichedelia, i Japan e i Porcupine Tree, l’elettroacustica e l’IDM. Vorrei aver assecondato la progressiva perdita dell’udito (su quella sì, sono già a buon punto) imparando a selezionare le frequenze utili, quelle da ricordare con persistenza, e poco importa che le altre siano svanite nell’impercettibile. Vorrei avere ancora le forze per girare da solo in ciò che ancora attizza la fantasia, dagli acusmonium dei preti ai festival come Musica Genera, il festival sperimentale polacco nato sull’onda dell’omonima etichetta di Robert Piotrowicz, l’improvvisatore elettroacustico che Plunge ha deciso di affiancargli questa sera. Invece no, non ci arriverò all’età pensionabile e se anche dovessi farcela non avrò comunque una pensione. Però è bello pensare che Richard Barbieri ce l’abbia fatta, e un po’ invidiarlo, ma soprattutto ascoltarlo.

Inner Spaces: Robert Piotrowicz + Richard Barbieri. lunedì 22 ottobre. auditorium san fedele. una dozzina d’euri.